Daniela Santanchè, la donna è mobile (non nobile)

di Monica Setta

Metto subito le mani perchè domani nessuno di voi mi dica che sono stata di parte o che la simpatia e l’amicizia hanno fatto velo alla mia onestà di cronista. A me, Daniela Santanchė, pasionaria del Pdl con la pistola sempre carica e quella irriducibile propensione a sparare in aria, anche a salve, piace, eccome. Mi attira in modo irresistibile l’inclinazione della signora a trasformare in “ notizia” anche la più vacua delle informazioni, un esile retroscena arricchito, ricostruito, decorato fino a diventare quello che tecnicamente gli esperti chiamano “ scoop”. Daniela, classe 1961, nata a Cuneo da una famiglia benestante, nasce come moglie di un chirurgo milanese, Paolo Santanchè a cui sottrae, al momento del divorzio, insieme al cognome anche un considerevole stock di silicone. In fondo la sua carta di identità da nubile, Garnero, era infinitamente più triste di quel lezioso accento sulla e finale che dona immediatamente a chi lo indossa, un’aura esterofila, tendenza Paris lungosenna più che Milano-Montenapoleone.

E di marketing l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio dell’ultimo governo Berlusconi se ne intende. Era lei ad accendere i fuochi in Costa Smeralda quando i favolosi anni 80, sotterrati dalle miserie della storia, tornavano a rivivere in modo – disgraziatamente non solo letterario – fra lo champagne del Billionaire di Flavio Briatore, le feste di Lele Mora.
Allora, eravamo già negli anni 2000, Daniela era maestosa e teatrale, una flûte di Krug a bordo del panfilo dello stilista Roberto Cavalli, un servizio posato sulla spiaggia privata del Cala di Volpe, una scollatura mozzafiato alla tradizionale festa della notte di San Lorenzo.

Nella prima vita smeralda, la Santanchè era donna di destra popolare ostile a Silvio Berlusconi. Altri tempi, prima che il vento cambiasse, Daniela aveva già mutato gusti, bandiera politica, marito e guardaroba. La sua storia con Canio Mazzaro, padre di Lorenzo finisce proprio mentre per Daniela comincia la seconda vita politica, quella in cui recupera il Cavaliere fino a diventarne la più ortodossa delle fedelissime, si lega al giornalista Alessandro Sallusti e si converte ad uno stile più sportivo, meno lussuoso eppure più efficace per il suo fisico esile, lineamenti sottili, caviglie di burro, passo felpato su un vertiginoso tacco 15. È questo il pregio della Santanchè, essere mutevole, saper cambiare pelle e umore. E sfido chiunque di voi che leggete a dire che è una cosa comune a tutti. No amici, la maggior parte della gente ha un sistema valorifico compatto, monolitico, inscalfibile. Nasce a destra e non si sposta. O viceversa. Daniela no, lei è flessibile, si muove come l’aria e le sue giravolte diventano a tratti uragano.

Inoltre, ha una dote naturale rarissima. Non arrossisce davanti ad alcuna offesa. Incapace di farsi chiudere la bocca da chiunque, Daniela è una femminista ante litteram, inevitabilmente dalla parte delle donne a cui promette, generosa, aiuto e solidarietà. Ecco forse quando si spinge a dirti che è tutto ok, lei ha sistemato tutto, non ti preccupare, a volte, in buona fede, esagera. Basta fare la tara al suo entusiasmo, prenderla per quella che è, un eterna ragazza in movimento. La donna con lei diventa mobile, anche se non sempre, è nobile.