Decarbonizzazione. Ecco il piano per affrancarci dalla Russia

L'attuale grave dipendenza dell'Italia dalle fonti fossili russe (ma non solo) potrebbe essere eliminata o drasticamente ridotta entro il 2030.

Decarbonizzazione. Ecco il piano per affrancarci dalla Russia

Energia per l’Italia è un gruppo di docenti e ricercatori “di Università e Centri di ricerca, pienamente convinti che non sia più il tempo in cui gli scienziati possono chiudersi nelle loro torri d’avorio per dilettarsi con le loro ricerche, senza curarsi dei problemi della società in cui operano e di quelli dell’intero pianeta”.

L’attuale grave dipendenza dell’Italia dalle fonti fossili russe (ma non solo) potrebbe essere eliminata o drasticamente ridotta entro il 2030

Coordinato da Vincenzo Balzani (professore emerito dell’Università di Bologna e accademico dei Lincei) il gruppo ha redatto una proposta per eliminare la dipendenza energetica dalla Russia e accelerare la decarbonizzazione del Paese. Con efficienza e rinnovabili – spiegano – possiamo cancellare la dipendenza energetica dell’Italia dalla Russia entro il 2030: “è necessario agire con decisione sulle abitazioni, eliminando almeno 3,5 milioni di caldaie a gas dalle case (tramite coibentazione degli involucri, impianto fotovoltaico e pompa di calore), sulle autovetture, sostituendo almeno 3 milioni di auto tradizionali con mezzi elettrici entro fine decennio, e infine sul settore elettrico, sostituendo almeno 53 terawattora oggi prodotti con gas e carbone russi con altrettanti prodotti con il sole e il vento (tramite il raddoppio della potenza fotovoltaica ed eolica installata)”.

Nella proposta si affrontano i tre comparti su cui è possibile intervenire subito. Per i consumi domestici di gas per riscaldamento si può intervenire adottando la coibentazione degli edifici, la sostituzione delle caldaie a gas con semplici collettori di calore solare per l’acqua sanitaria e, per il riscaldamento, con pompe di calore (termopompe), congegni che consumano poca energia elettrica estraendo grandi quantità di calore dall’aria, dall’acqua o dal suolo: “quasi la metà del gas russo importato – scrivono nel rapporto -, pari a circa 10 Mtep, viene usato in 3,5 milioni di edifici (corrispondenti al 18% del totale di 19 milioni dotati di caldaia) che andrebbero portati a consumo zero o minimo di gas entro otto anni installando cappotto, termopompa, collettore solare e impianto fotovoltaico a tetto. Questo implica che per raggiungere l’obiettivo indicato dovranno essere portate alla ristrutturazione almeno 430mila abitazioni ogni anno di qui al 2030, andando molto al di là di quanto prevede il Pnrr.

Per il traporto su strada, ovviamente, si tratta di passare ai motori elettrici lasciando indietro i motori termici. Ma anche in questo caso la proposta ha numeri precisi: “possiamo supporre dai dati disponibili che il 65% del petrolio russo importato si trasformi in carburanti, alimentando di conseguenza circa 3 milioni di autoveicoli, pari a circa l’8% di tutte le auto in circolazione (che sono circa 38 milioni).Per sostituire questa frazione del parco veicoli dovremo passare dagli attuali 60mila veicoli elettrici a batteria (veb) venduti ogni anno (4% su circa 1,5 milioni auto nuove acquistate ogni anno) ad almeno 350mila veb/anno (un quarto delle vendite totali), per raggiungere e magari superare i 3 milioni di veb circolanti in Italia entro il 2030.

Si sottintende che questi mezzi dovrebbero essere alimentati a corrente rinnovabile, in buona parte prodotta direttamente dai proprietari tramite installazione di impianti fotovoltaici domestici. Le nostre stime sono in questo caso compatibili con quelle del Pniec, che punta a 4 milioni di veb entro il 2030”.

Per quanto riguarda invece la generazione elettrica la strada indicata da Balzani e i suoi è quella che ripetono in molti: per abbandonare gas e carbone di provenienza russa di deve passare a vento, sole e accumulo. “Oggi – scrivono – le rinnovabili generano circa 113 TWh di cui circa 50 idroelettrici non incrementabili, e quindi l’incremento necessario sarà a carico dei settori solare ed eolico, per i quali è necessario il sostanziale raddoppio della potenza installata (da 33 a 66 GWp, di cui circa 10 sulle abitazioni di cui sopra) per arrivare a spegnere le centrali dipendenti da gas e carbone russi.

Considerando anche gli ulteriori consumi dovuti alle abitazioni e ai veb si passa al 66% di elettricità da rinnovabili, una stima che sostanzialmente coincide con le recenti proposte di Elettricità futura (Confindustria). La rete, che sarà comunque oggetto di interventi di ammodernamento già previsti nel PNRR, è già pronta per gestire il trasporto e la distribuzione di nuova potenza rinnovabile installata (fonte: Nicola Lanzetta, Direttore Generale Enel Italia)”

In conclusione, l’attuale grave dipendenza dell’Italia dalle fonti fossili russe (ma non solo) potrebbe essere eliminata o drasticamente ridotta entro otto anni o anche meno attivando subito un piano di emergenza energetica e climatica che trasformi radicalmente la condizione energetica del Paese entro la fine del decennio, con 3,5 milioni di case coibentate e senza più caldaie, 3 milioni di nuove auto elettriche a batteria al posto di altrettante a petrolio, e due terzi della corrente elettrica prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030.

Questa trasformazione, per quanto complessa, consentirebbe di arrivare ad eliminare ogni anno almeno 16 milioni di tonnellate di CO2 emesse dal settore elettrico, 4,5 milioni emesse dagli automezzi sostituiti con veb e 6,9 milioni dalle abitazioni private della caldaia a gas, per un totale di circa 27,5 milioni di tonnellate CO2 ogni anno. Con un nota finale: senza nemmeno bisogno del nucleare.