Del Debbio e Giletti, i teletribuni. Il capopopolo Santoro è stato più che rimpiazzato. E i partiti continuano a corteggiarli. Giannini sfida Maggioni

di Marco Castoro

Una volta c’era il solo Michele Santoro a esibirsi in tv con degli editoriali che sembravano comizi. Il leitmotiv era sempre la lotta al berlusconismo. Tanto che fu ribattezzato il teletribuno. Oggi la sua eredità se la contendono in parecchi. A cominciare da Massimo Giletti e Paolo Del Debbio. I due conduttori continuano a essere corteggiati dai partiti politici per le prossime elezioni comunali. Finora i diretti interessati non sembrano voler accettare l’invito. Anche se il loro comportamento davanti alle telecamere li fa sembrare due potenziali leader.
Giletti fa il gladiatore nell’Arena. È nazional popolare al punto giusto. Fa breccia con il pubblico a casa perché affronta temi che fanno arrabbiare. Dai privilegi ai vitalizi. Recentemente si è scontrato con Mario Capanna, con il Comune di Napoli e domenica scorsa ha detto basta alle marce e ai lumini tanto in voga dopo gli attentati. Inneggiando al coraggio di riappropriarci delle nostre identità, soprattutto quella di essere cristiani.
Del Debbio combatte in ogni puntata. Scegliere i problemi delle periferie non può evitargli scontri con rifugiati, rom e residenti. Poi quando si toccano i centri sociali e i credi religiosi apriti cielo. Lunedì scorso ha cacciato dallo studio il rappresentante dei giovani musulmani, reo di interrompere troppo i discorsi degli altri ospiti. Però alla fine i risultati danno ragione a entrambi: lunedì 1.853.000 telespettatori di media e share 8,85%, una delle migliori performance di Quinta colonna. Anche l’Arena domenica scorsa è andata bene (4.340.000 spettatori pari al 25,59%) ma non è una novità.

NON C’È PARAGONE
Viene da chiedersi perché Del Debbio e Giletti che cavalcano i temi più popolari vadano bene e Gianluigi Paragone che fa della protesta la sua mission non riesca a decollare negli ascolti (4% massimo). Non dipende dalla rete (La7) né dalla serata (il mercoledì), tantomeno dal conduttore che è sempre in palla. Tuttavia va sottolineato un aspetto: probabilmente la gente si è un po’ stancata di vedere un giornalista e una telecamera che inseguono il politico di turno, o l’uomo di potere, senza portare a casa nessun risultato. Neanche una battuta. Il dialogo sì interessa, ma le domande senza risposta alla fine screditano il programma. Se il tizio non vuole parlare peggio per lui. Non ti mando in onda. E invece non è così. I servizi monchi si continuano a vedere. Probabilmente Paragone si è spinto troppo dentro il tunnel della protesta politica, generando caos. Del Debbio e Giletti anche quando accelerano riescono a controllare la velocità, perché sanno bene che il pubblico televisivo è in larga parte moderato, non grillino. Il regno dei cinque stelle è internet. Non a caso la Gabbia va fortissimo sui social e sul web.

GIANNINI CONTROCORRENTE
Ormai è rimasto il solo Massimo Giannini a far vedere (a Ballarò) i video propaganda dell’Isis sulle minacce a Europa, Usa e Occidente. Eppure la Maggioni era stata chiara: l’informazione è come i kalashnikov. Non bisogna dare voce ai terroristi. Lei per prima fin da quando era direttore di RaiNews ne fece una crociata. Ora che è presidente le sue scelte contano ancora di più. Almeno così viene da pensare. Il competitor di Giannini, Giovanni Floris, ha invece fatto sfilare a diMartedì super ospiti. Da Boldrini a Pinotti, da Alfano a Travaglio. Alla fine però ha fatto più ascolti Ballarò (record stagionale con 7,46% e 1.683.000 spettatori). Salvini (era ospite nel talk di Raitre) da solo ha battuto mezzo Governo.

BOCCIA CI COVA
Proprio nel weekend in cui il premier Renzi dovrebbe essere al Digital Day, va in onda una sfida tutta sul digitale. Uno dei fedelissimi del presidente del Consiglio, Francesco Boccia del Pd, accende i riflettori su Hackathon, la maratona del commercio digitale che si tiene a Trani a cui parteciperanno Fedele Confalonieri (intervistato da Antonello Piroso), Francesco Caio (intervistato da Tobias Piller) e Filippo Sugar. Ovviamente non mancherà il governatore Michele Emiliano. A Boccia sono affidate le conclusioni dell’evento. Chissà come sarà contento Renzi…