Dietro la guerra sulle dosi dei vaccini anti-Covid c’è il fallimento dell’Oms. Siero senza brevetti: mai avviato un gruppo di ricerca mondiale

Dietro la guerra sulle dosi dei vaccini anti-Covid c’è il fallimento dell’Oms. Siero senza brevetti: mai avviato un gruppo di ricerca mondiale

In questi ultimi tempi abbiamo imparato a conoscere dei nomi che prima non sapevamo neppure che esistessero. Ad esempio, Pfizer, AstraZeneca, Moderna. Nomi che ci suonano barbari ed astrusi e – a volte – anche romantici o evocativi. Nomi che riguardano sempre ditte farmaceutiche private che, di fatto, hanno in mano il destino di miliardi di persone in tutto il globo. E fa riflettere che L’Unione europea, gli Stati Uniti e Paesi come l’Italia, la Germania, la Francia e il Regno Unito debbano andare con il cappello in mano a chiedere di avere delle dosi.

Intendiamoci, è assolutamente legale e anche giusto in una economia di libero mercato che chi impegna ingenti risorse economiche nella ricerca voglia essere remunerato. Le compagnie farmaceutiche fanno il loro gioco. Il problema è invece quello degli Stati, delle istituzioni e quindi della politica che non è stata capace di dare una risposta pubblica veloce ad un problema mondiale. Perché non si è fatto da subito un gruppo di ricerca mondiale per avere un vaccino pubblico? Cosa ci sta a fare l’Onu o meglio ancora l’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità? E qui dobbiamo necessariamente aprire una parentesi.

La gestione della crisi da parte dell’Oms è stata semplicemente disastrosa. Il suo direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus (nella foto), è sotto il mirino mediatico da tempo ma non si dimette. L’Oms è famosa per varie gaffe a ripetizione sulla pandemia a cominciare da quando diceva che le mascherine non servivano, oppure quando non si decideva a proclamare lo stato di pandemia, fino all’imbarazzante storia della sua censura al non aggiornamento del piano pandemico italiano, con l’impossibilità di suoi dirigenti a testimoniare nell’inchiesta della procura di Bergamo.

Vicenda scoperta da Report è che ha avuto grande eco mondiale. Sul vaccino avrebbe dovuto prendere in mano la vicenda e istituire immediatamente gruppi di ricerca coordinandoli a livello mondiale, al fine, come detto, di avere un vaccino pubblico. Se così fosse stato si sarebbe potuti controllare meglio i tempi e le produzioni, evitando l’imbarazzante cerchio mediatico di questi giorni in cu assistiamo ad un walzer dei numeri sull’efficacia ballerina dei vaccini stessi e sulle fiale che improvvisamente contengono il 20% in più di dosi.

Un vaccino pubblico sarebbe stato gratuito e a disposizione di tutti e magari pure omogeneo perché lascia sempre perplessi che ci siano così tanti vaccini in giro. Sarebbe meglio averne uno pubblico certificato e validato, accessibile a tutti. Queste sono considerazioni in fondo banali, dettate solo dal buon senso, ma non per questo non meno pregnanti e vere. è un po’ come dire “il re è nudo!”, è la scoperta dell’acqua calda, ma fin ad ora non abbiamo sentito parlarne su mainstream mediatico, come se l’opzione privata fosse scontata e l’unica percorribile.

Ma se così è perché questi enti internazionali assorbono cospicui finanziamenti pubblici che noi tutti paghiamo come tasse? è possibile che dobbiamo pagare il capo dell’Oms e la pletora di chi ci lavora e poi non avere un vaccino pubblico mondiale ed anzi ascoltare sonore castronerie come quella sulle mascherine inutile nella pandemia? Se la pandemia deve essere una occasione di ripartenza occorre che da subito ci sia una riforma delle priorità e che i cittadini del mondo si riconoscano in uno sforzo collettivo senza assistere allo spettacolo indecente che vediamo ora.