Dietro l’inchino gli affari dei clan. Estorsioni e spaccio di droga durante le processioni. Decapitata una cosca affiliata dei Santapaola

Stavolta alla cosca degli Assinnata, affiliata alla famiglia mafiosa dei Santapaola, è costato caro l’inchino con tanto di colonna sonora de Il Padrino

Omaggi, inchini, soste davanti ai balconi dei boss. In Sicilia i clan approfittano dei riti religiosi per affermare il loro potere e farsi pagare il pizzo. Così le estorsioni tra una processione e l’altra passano quasi inosservate. Quasi, appunto, perché stavolta alla cosca degli Assinnata, affiliata alla famiglia mafiosa dei Santapaola, è costato caro l’inchino con tanto di colonna sonora de Il Padrino e col classico dondolamento dei portatori dei cerei della statua Santa Barbara, patrona di Paternò, avvenuto nel 2015. Ieri sono finite in carcere nove persone tra picciotti e gregari di Cosa nostra, tra cui Domenico Assinnata, 28 anni, figlio dello storico boss Salvatore. Per tutti gli arrestati le accuse sono di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, tentato omicidio e di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. Gli inquirenti hanno ricostruito le nuove posizioni di vertice all’interno del clan. Domenico junior avrebbe preso il posto del padre Salvatore (detenuto in carcere) in tutto e per tutto: non solo negli affari criminali, ma anche negli incontri con altri boss. Anche di notevole spessore criminale. E arricchendosi ai danni di diversi imprenditori della zona. In particolare sono due gli atti intimidatori finiti nel mirino degli inquirenti. Entrambi nei confronti di una ditta di autonoleggio. Nella prima occasione è stata data alle fiamme l’auto di proprietà del titolare, nella seconda sono state frantumate la vetrina e la porta di ingresso della ditta. Chiarite pure le dinamiche dell’organizzazioni delle piazze di spaccio, dai canali alle procedure di approvvigionamento di eroina, marijuana e hashish che garantivano ai padrini un notevole volume d’affari illegali. A chiudere il cerchio sugli indagati, diversi collaboratori di giustizia. Tra questi anche un nuovo pentito Antonino Giuseppe Caliò. Gli Assinnata erano riusciti a costruirsi in questi ultimi anni a Paternò (dal 2015 al 2017), rispetto anche alle altre consorterie mafiose e ai clan rivali. Rimarcando la linea di potere, forti di quell’alleanza storica con la famiglia Santapaola.