Disastro ferroviario in Puglia. Anche i soccorsi sono una tragedia: in Regione c’è un vigile del fuoco ogni 15mila abitanti

Ecco come i vigili del fuoco hanno dovuto far fronte all'emergenza in Puglia in condizioni critiche. E il nuovo riordino aggrava la già disperata situazione

Dopo la tragedia dello schianto frontale tra due treni in Puglia, i soccorsi. Ma anche in questo caso, purtroppo, il dramma continua. Per un semplice motivo: da anni l’organico dei Vigili del Fuoco vive una criticità endemica che, negli eventi straordinari, inevitabilmente emerge. “Basta pensare questo – dice a La Notizia Costantino Saporito dell’Usb (Unione Sindacale di Base) – per i primi soccorsi è andata la squadra di Corato: sono solo cinque persone”. Soltanto poi sono accorse, tempestive, tutte le altre squadre. Con la conseguenza che, se ci fosse stata un’altra emergenza nel barese, nessuno sarebbe potuto intervenire.

CODICE ROSSO – L’emergenza, d’altronde, è nei numeri. Secondo quanto denunciato già da tempo dall’Usb, a fronte di un rapporto che, per normativa europea, dovrebbe essere di un vigile ogni mille abitanti, in Italia (e in particolar modo in Puglia), il rapporto si alza clamorosamente: un vigile del fuoco ogni 15mila abitanti. “Anzi – continua Saporito – ci sono i distretti di Lecce e Brindisi dove siamo su uno ogni 19mila abitanti”. Numeri disarmanti. E nonostante questo la nuova riorganizzazione firmata tra Viminale e sindacati unitari (Cgil, Cisl e Uil) aggrava ulteriormente il rapporto. “Non è un caso – ci dicono alcuni vigili di stanza proprio a Bari – che in tanti hanno abbandonato questi sindacati, proprio nel momento in cui hanno deciso di firmare il nuovo accordo”. Un accordo che porta alla chiusura di numerosi distaccamenti (per quanto riguarda la Puglia, chiudono a Brindisi e Taranto) e, dunque, a nuove zone scoperte. Ma il punto, poi, è soprattutto un altro: “il problema – ci dice ancora Saporito – non è tanto quel che prevede il piano, ma quello che non prevede”. La Puglia, denunciano dall’Usb, è una della regioni più colpite dal riordino. Il dispositivo di soccorso regionale è lo stesso degli anni ‘90 malgrado la regione abbia subito un incremento demografico che ha di fatto aumentato in maniera esponenziale il numero di abitanti, anche se nulla è cambiato nelle dotazioni organiche reali. Insomma, la popolazione cresce e nessuno ha pensato di aggiornare la pianta organica che, nel frattempo, non corrisponde nemmeno al reale. Colpa – manco a dirlo – del blocco del turn-over per il 50% del necessario. C’è un dato, non a caso, che ricordano dall’Usb: “solo in Puglia parliamo di 500-600 vigili che occorrerebbero minimo per far fronte alla pianta organica”. Seicento su un buco, se ci spostiamo al nazionale, di circa tremila unità. Insomma, solo con la Puglia siamo oltre un sesto del vuoto d’organico nazionale. Non c’è che dire: numeri che rendono conto di cosa abbia significato intervenire due giorni fa.

MEZZI VETUSTI – c’è di più. Visto la carenza d’organico, è stato necessario prendere il telefono e chiamare chiunque potesse intervenire. Oltre 30 i volontari che, di loro sponte, sono intervenuti aldilà di stipendio e lavoro: “molti colleghi – dicono ancora da Bari – hanno dovuto abbandonare famiglie al mare, rinunciare alle vacanze per intervenire. Alla fine sono intervenute 2 squadre da Bari, 2 squadre da Barletta oltre a Corato, Molfetta, Cerignola e Brindisi. Lasciando però sguarnita tutta la zona nord-nord ovest di Bari”. Insomma, se fosse scoppiato anche un incendio – possibile in questo periodo – sarebbe stato un vero e proprio dramma. Ma aldilà del personale, ci sono poi i mezzi. “Davanti alla tragedia quando siamo intervenuti da Bari – raccontano ancora a La Notizia – avevamo un divaricatore pesante perché vecchio”. Data di acquisto: oltre 20 anni fa. Si sarà potuto far fronte con le autoscale? Peccato siano poche: prima erano cinque per tutto il distretto (enorme) di Bari. Ora sono soltanto due.

Tw: @CarmineGazzanni