Csi, Criminal Minds e le altre serie tv made in Usa hanno catturato il telespettatore sfoggiando una squadra di perfezionisti e infallibili detective dell’Fbi. Negli ultimi anni però l’Europa, capitanata dagli scandinavi sta sfornando autoproduzioni di ottima fattura. A cominciare da The Killing con il detective Sarah Lund (impersonata dall’attrice Sofie Grabol), per proseguire con Fortitude (Grabol questa volta è la governatrice che sogna l’hotel tra i ghiacci). In grande spolvero pure i francesi che hanno trovato un detective, le cui avventure appassionano il grande pubblico. Su Canale 5 in seconda serata ha una media del 10% di share. Falco è un poliziotto che è stato in coma per oltre 20 anni. Torna in servizio e i suoi metodi, appartenenti al passato, spesso sono più efficaci di quelli del suo collega, il perfezionista Chevalier. Inoltre c’è la storia familiare che appassiona. Sua figlia ora è grande (e lui la lasciò che non aveva ancora un anno) e la moglie ha un nuovo compagno. Gli inglesi continuano ad affidarsi al classico. La serie che piace di più è Sherlock (è come se i francesi fossero rimasti a Maigret). A settembre arriva il Serpico bulgaro (Undercover su premium Action).
GLI ITALIANI
Un discorso a parte meritano i polizieschi italiani. I nostri commissari sono tra i più strani che si vedono in giro. Con nomi originali. Con spesso attori comici a interpretare i ruoli dei protagonisti. Tipo Lando Buzzanca nei panni del commissario Vivaldi, o il maresciallo Nino Frassica, il carabiniere Flavio Insinna. Guido Caprino è Luca Manara. Giampaolo Morelli è l’ispettore Coliandro. Questi gli eredi di Gino Cervi, Ubaldo Lay, Tino Buazzelli, Paolo Stoppa, Arnoldo Foà, Gianni Cavina, Gigi Proietti, Adolfo Celi e Giorgio Albertazzi. In realtà però i due personaggi che più piacciono al grande pubblico (super ascolti su Raiuno con oltre 5 milioni) sono Don Matteo e il commissario Montalbano. Due eroi maccheronici. Soprattutto il parroco che risolve ogni problema. Episodi e storie che possono piacere solo in Italia. Con Terence Hill – ha ragione Feltri – che ci regala sempre la stessa espressione. Meglio Montalbano, se non altro è più simpatico e Luca Zingaretti sa renderlo talmente umano da farlo sembrare uno di noi.