Droga, riciclaggio e usura con metodi mafiosi. Colpo alla grande rete del boss Gambacurta. Arrestate 58 persone tra Italia e Spagna

Per gli inquirenti l'associazione per delinquere, egemone nel quartiere capitolino di Montespaccato, era capeggiata da Franco Gambacurta

Non solo Ostia e pontino, la mafia a Roma agiva pure a Montespaccato. E proprio come le cosche si arricchiva seminando terrore. Usura, estorsioni, droga, riciclaggio e persino sequestri di persona, agiva così il clan capeggiato dal boss Franco Gambacurta e dal fratello Roberto, arrestati, insieme ad altre 56 persone in una maxi operazione tra Italia e Spagna. Per gli inquirenti la banda su base familistica traeva il suo reddito dal traffico di cocaina, marijuana e hashish che di volta in volta investiva in altre attività, anche lecite, ma anche nell’esercizio abusivo del credito e nell’usura. Un nome pesante quello di Gambacurta, definito proprio del gip “l’uomo con la coppola”, con chiaro riferimento alla visione cinematografica dei veritici della malavita organizzata, che avrebbe avuto contatti anche con Salvatore Nicitra, già considerato uno dei boss della Banda della Magliana. Gambacurta, infatti, è citato diverse volte nelle intercettazioni riguardanti le indagini che portarono a suo tempo ad arrestare l’ex Nar Massimo Carminati.

Nel 2013, infatti, dopo un prestito usuraio a un imprenditore, è nata una controversia tra il gruppo Gambacurta ed esponenti del gruppo criminale di Michele Senese, conosciuto come “ò pazzo”, per la titolarità dei crediti vantati nei confronti della vittima e nei primi anni ottanta esponente di rilievo del clan Moccia di Afragola. Per questo i due gruppi avrebbero scelto proprio Nicitra per il ruolo di arbitro, per trovare un accordo, stabilendo poi che l’imprenditore avrebbe dovuto pagare una somma di 100mila euro a ognuno dei contendenti. Durante le indagini sarebbe emerso anche un abbraccio tra Gambacurta e Nicitra, avvenuto davanti a un bar del quartiere Montespaccato. È lunga la lista dei reati contestati alla banda, tutti con l’aggravante dell’associazione mafiosa: usura, esercizio abusivo del credito, estorsioni, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita, intestazione fittizia di beni immobili, rapporti creditizi, attività economiche ed imprenditoriali con l’aggravante della transnazionalità. Insomma, la famiglia aveva le mani su tutto.

Un’egemonia evidente tanto che nel corso delle indagini è stato riscontrato come gli abitanti del quartiere, riconoscendo la caratura criminale della famiglia Gambacurta, erano soliti rivolgersi a loro per risolvere i propri problemi, bypassando lo Stato rappresentato dalle forze dell’ordine. I carabinieri hanno sequestrato 12 esercizi commerciali, 14 immobili, diversi rapporti finanziari e quote societarie, nonché numerosi veicoli, per un valore di circa 7 milioni di euro. Il giro dello spaccio coinvolgeva anche Sardegna, Molise, Piemonte e Spagna. Proprio in Spagna  due fratelli colombiani organizzavano l’importazione in Italia di diverse partite di cocaina, tramite un affiliato legato ai fratelli Gambacurta che operava in Sardegna.