A parole il governo Meloni sostiene l’autonomia differenziata, ma quando una Regione sorpassa l’inerzia colpevole dell’esecutivo e vara una legge più che giusta, quella norma viene impugnata. È accaduto ieri quando il governo, durante il Consiglio dei ministri, ha deciso di impugnare la legge della Toscana sul fine vita. Scatenando le ire dell’opposizione.
Fine vita, “difenderemo la nostra legge” promette Giani
“Come presidente della Regione Toscana, esprimo profonda delusione per la decisione del Governo”, ha detto a caldo Eugenio Giani, “Questa legge rappresenta un atto di responsabilità istituzionale e di rispetto verso le persone che affrontano sofferenze insopportabili”.
“La nostra normativa”, ha ricordato Giani, “è stata elaborata in attuazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019, che ha indicato la necessità di colmare un vuoto legislativo in materia di suicidio medicalmente assistito”.
Per Giani poi “è paradossale che, invece di lavorare su una legge nazionale attesa da anni, il Governo scelga di ostacolare chi si è impegnato per attuare quanto stabilito dalla Corte”. E promette: “Difenderemo con determinazione la nostra legge, certi di aver agito nel rispetto della legalità, della Costituzione e, soprattutto, delle persone”.
M5s: “Governo medioevale”
Di “governo medioevale”, di “uno schiaffo a chi soffre” e “decisione gravissima” hanno parlato invece i senatori M5s, mentre per l’Associazione Luca Coscioni “ricorrendo contro la nostra legge di iniziativa popolare ‘Liberi Subito’, approvata dal Consiglio regionale della Toscana, il Governo prosegue nel disperato tentativo di impedire qualsiasi normativa, nazionale o regionale, che dia garanzie e diritti sulle scelte di fine vita. Per fare questo, il Governo dell’autonomia differenziata fa ricorso per impedire l’esercizio dell’autonomia esistente”.
“Intanto”, ricorda poi l’associazione, “di fronte all’inerzia del Parlamento, è atteso un nuovo intervento della Corte costituzionale, il quinto in sette anni, sul tema del fine vita, sui casi di Elena e Romano, accompagnati in Svizzera con un’azione di disobbedienza civile per poter ricorrere al suicidio assistito”.
Insorge anche il Pd
“Surreale”, è invece il commento del dem Marco Furfaro, per il quale “il Cdm ha impugnato una legge che rispettava pienamente la sentenza della Corte costituzionale del 2019. In altri termini: una legge che andava a garantire a chi, trovandosi in una situazione davvero drammatica, con una patologia irreversibile, in dolore continuo, dava il diritto a porre fine a quella sofferenza in piena scelta e libertà”.