Gli aiuti a casa li porta lo stragista. Ciavardini è libero e fa volontariato. L’ex Nar condannato pure per la strage di Bologna ora si dà da fare contro il Coronavirus

Il dibattito sulle carceri è rovente. Tra chi urla che il Governo sta trasformando i detenuti in carne da macello pur di non concedergli benefici, esponendoli al rischio che il coronavirus possa provocare una strage nei penitenziari, e chi denuncia che in piena emergenza a beneficiare dei domiciliari sono stati anche esponenti delle mafie, il partito del tutti fuori e quello del tutti dentro se le stanno dando di santa ragione da giorni. Quel che colpisce, nel pieno di simili discussioni, sono però storie come quella di Luigi Ciavardini. L’ex esponente dei Nar, undici anni fa ha ottenuto la semilibertà nonostante sulle sue spalle pesi anche una condanna come quella per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, l’attentato terroristico più grave compiuto in Italia, e all’età di 57 anni gira ora per le strade della capitale a distribuire aiuti a famiglie in difficoltà e ospedali. Da stragista a buon samaritano.

IL CURRICULUM. Ciavardini, nome di battaglia Gengis Khan, venne arrestato per la prima volta quando aveva 16 anni, militava nel Movimento sociale italiano e venne accusato di una rapina a un rappresentante di gioielli. Da allora è stata un’escalation. Arrestato, dopo un periodo di latitanza, nel 1980, Ciavardini venne liberato per decorrenza termini dopo soli cinque anni. Nuovo arresto nel 1989, ma dopo una condanna annullata seconda scarcerazione. Alla fine l’ex esponente dei Nuclei armati rivoluzionari ha incassato condanne per un totale di 44 anni di reclusione, ritenuti dai giudici sufficienti per gli omicidi di Francesco Evangelista e del giudice Amato e per la strage di Bologna. Infine, il 23 marzo 2009, gli viene concessa la semilibertà e, come emergerà in altre indagini, a riannodare i fili con la galassia nera Ciavardini impiega pochissimo tempo.

NUOVA VITA. Marcire in carcere e rischiare di restare vittima del Covid-19 non è insomma un problema dell’ex Nar. E non ci sono restrizioni neppure in pieno lockdown. Ciavardini, dopo che in questi anni ha più volte contestato le sentenze di condanna dei terroristi neri, come la sua, e promosso persino una raccolta fondi per pagare le spese legali a Gilberto Cavallini, altro estremista condannato lo scorso anno, ora si è dato al volontariato. Anima dell’associazione “Gruppo Idee”, l’ex Nar si dedica a portare a Roma aiuti alle famiglie in difficoltà e agli ospedali. Ottenendo anche un servizio della Rai sulla lodevole iniziativa, applausi e “camerateschi saluti” sui social. Plausi a cui si aggiunge anche quello dell’ex parlamentare Domenico Gramazio. “Ci sono dei rischi, ma il motto dell’associazione è aiutare gli altri per aiutare se stessi e ci calza a pennello. Lo sprezzo del pericolo, un filo di incoscienza, sono parte integrante della nostra vita, del nostro pensare e soprattutto del nostro agire”, sottolinea Ciavardini. Libero e, come dice lui, “sempre in trincea, sempre in prima linea”.