A Gaza la notte ha portato altri numeri da camera mortuaria: secondo fonti locali almeno 83 civili sono stati uccisi e 223 feriti nelle ultime 24 ore. Dall’alba, i bombardamenti hanno fatto altre 35 vittime. Il genocidio continua a scorrere sotto gli occhi di un mondo che finge di non vedere.
Intanto, sulla sponda tunisina, la vicenda della Family si trasforma in una farsa crudele. Il governo ha parlato di una sigaretta spenta a bordo per spiegare l’incendio, ma il video dell’esplosione – verificato da media internazionali – smentisce clamorosamente quella versione. Non un incidente domestico, ma un attacco che porta la firma dei droni. Una vigliaccheria istituzionale che tenta di coprire la vigliaccheria militare.
La rotta della Global Sumud Flotilla, però, non si interrompe. Giovedì 11 settembre salperanno da Siracusa altre imbarcazioni italiane per unirsi alla missione. Un segnale chiaro: ogni colpo subito moltiplica la determinazione.
A Roma, ieri, la ciurma da terra è scesa in piazza. È la rete che veglia, sbugiarda, protegge. Che impedisce a governi e istituzioni di continuare a mascherarsi dietro la retorica della “neutralità”. Il viaggio di terra è periglioso come quello di mare: tenere gli occhi su Gaza, non cedere ai millantatori e resistere ai fiancheggiatori del governo criminale di Israele. Anche la delegittimazione è un’arma.
Il giorno 9 della Global Sumud Flotilla racconta due scene parallele: a Gaza i cadaveri si accumulano sotto le macerie, nel Mediterraneo le barche continuano a puntare verso sud-est. La resistenza è tutta lì, in mare e a terra, contro chi sperava di spegnere la luce con una sigaretta spenta.