GLobal Sumud Flottilla, giorno tre. Il Mediterraneo è un corridoio nervoso: mare in miglioramento dopo la notte di droni che ha allarmato gli equipaggi in rotta da Barcellona, alcune barche in sosta tecnica alle Baleari/Minorca, altre già ripartite. Sul ponte si contano presenze e responsabilità: dodici rappresentanti eletti chiedono «un corridoio umanitario immediato», delegazioni da 44 Paesi rivendicano la rotta civile, mentre l’esperta ONU Francesca Albanese ricorda che la missione «rispetta pienamente il diritto internazionale».
Intorno, la politica misura se stessa. Il ministro israeliano Ben-Gvir propone di classificare come «terroristi» i volontari e detenerli nelle carceri speciali e in Italia l’ANPI prende sul serio quelle minacce e chiede due azioni che chiamano il governo alla prova dei fatti: protezione diplomatica agli equipaggi e sospensione del memorandum con Israele.
Dalla Sicilia il quadro si completa: Emergency conferma la partecipazione con la Life Support in funzione di osservazione e supporto medico-logistico, con partenza dall’area di Catania insieme ad altre unità italiane. Dalla sponda sud, Tunisi è hub di raccolta e formazione: moduli su sicurezza, primo soccorso, protocolli legali; finestra di partenza a inizio settembre condizionata da meteo e verifiche, con possibili slittamenti decisi riunione dopo riunione.
Il diario, oggi, registra una verità semplice: non è una flotta di slogan. È logistica, diritto e diplomazia esposti alla luce del sole, contro un assedio dichiarato illegale da giuristi e organismi internazionali. Le barche avanzano lente, ma la loro velocità non è la misura del risultato.