La Sveglia

Global Sumud Flottilla, diario di bordo #7

La notte su Gaza ha il suono sordo dei palazzi che crollano e delle sirene spente: nuovi raid su grattacieli e scuole-rifugio, con almeno 17 morti a Gaza City secondo Al Jazeera; cinque persone, tra cui bambini, sono morte di fame nelle ultime 24 ore, portando il totale a 387. Anche la rete vacilla: tagli ai cavi nel Mar Rosso hanno interrotto l’accesso a internet in parte del Medio Oriente.  

La Global Sumud Flotilla ripete ciò che dovrebbe essere ovvio nel diritto e nell’umanità: un corridoio umanitario immediato, la protezione integrale di una missione civile e nonviolenta, la fine dell’uso della fame come arma, il riconoscimento dell’illegittimità dell’occupazione. «La nostra è un’iniziativa legale e, in quanto tale, non può essere attaccata né fermata», si legge nella dichiarazione sottoscritta da rappresentanti eletti di 25 Paesi. La Flotilla chiarisce che i training sono selettivi: la lista dei partecipanti sarà definita solo a conclusione della formazione.  

Fuori dalle carte, c’è la pressione delle piazze. Ieri Roma è scesa di nuovo in strada: l’Ordine dei giornalisti del Lazio ha ricordato i reporter uccisi e chi rischia ogni giorno per raccontare. E non solo Roma: La Spezia ha sfilato per chiedere la pace, Viterbo ha manifestato a sostegno della Flotilla. È la «ciurma di terra» che protegge i naviganti, smonta i calunniatori e costringe i governi a uscire dall’ambiguità.  

La cronaca del genocidio continua ad aggiornarsi a colpi di cifre e di macerie. La rotta resta semplice: in mare si naviga, a terra si tiene il punto. Non è retorica: è un promemoria per chi ha responsabilità pubbliche e crede di poter temporeggiare.