Governo a caccia dell’ultimo euro. Si vende pure l’editoria di Stato. La Zecca cede Editalia

di Stefano Sansonetti

In un momento in cui si cerca disperatamente di fare cassa, il ministero dell’economia prova a inventarsi anche la vendita di pezzi del Poligrafico dello Stato. Il piano è ancora in fase embrionale, ma la società pubblica guidata dal grand commis Maurizio Prato, che fa capo al dicastero di via XX Settembre, ha già preso carta e penna per predisporre una procedura che ha l’obiettivo di vendere Editalia. Si tratta di una società controllata dallo stesso Poligrafico che si occupa di edizioni cosiddette “di pregio”, in pratica libri d’arte, riproduzioni di codici antichi e carte geografiche e multipli d’autore. Al momento è stato redatto un documento, di cui La Notizia è in possesso, con cui si invitano vari operatori a far pervenire la propria candidatura per il ruolo di advisor dell’operazione. In pratica si tratta del consulente che alla fine sarà individuato a seguito di una gara e che dovrà effettuare tutta una serie di attività. Tra queste un “sondaggio di mercato finalizzato a una eventuale operazione di cessione della partecipazione detenuta in Editalia” e successivamente la “realizzazione dell’operazione di cessione”. In più bisognerà anche svolgere un’indagine per capire quanto può valere Editalia. Il documento, che in questi giorni sta facendo il giro dei soggetti che potrebbero manifestare interesse, porta la firma di Alessio Alfonso Chimenti, responsabile del procedimento proprio per il Poligrafico.

La sorpresa
Tutta l’operazione, al momento, viene condotta sotto traccia. Al punto che in Editalia cadono letteralmente dalle nuvole. Lo staff dell’amministratore delegato, Marco De Guzzis, si limita a far trapelare che “la notizia lascia esterrefatti”. Insomma, per Editalia sembrerebbe trattarsi di un fulmine a ciel sereno. E così, dopo aver festeggiato l’anno scorso il sessantesimo anniversario della sua fondazione, adesso la società del Poligrafico potrebbe anche passare di mano. Peraltro, a differenza di molte altre società pubbliche, Editalia ha chiuso l’ultimo bilancio in utile (446 mila euro). Ma soprattutto vanta un portafoglio di ordini intorno ai 36 milioni di euro. Chissà che queste non siano credenziali in grado di stimolare l’interesse di possibili investitori, in un momento in cui l’editoria in generale non sembra esercitare sul mercato un grande appeal. Di sicuro per Prato, ormai da qualche anno sulla tolda di comando del Poligrafico, vendere Editalia non dovrebbe essere così difficile come vendere Alitalia, la compagnia di bandiera che lo stesso manager, in qualità di presidente, tentò di cedere nel 2007 ad Air France. L’operazione rese però celebre una frase con cui Prato commentò il fallimento della cessione: “Per salvare Alitalia ci vuole un esorcista”.

Il documento
L’obiettivo odierno, però, solo apparentemente sembra più facile. Lo stesso documento predisposto dal Poligrafico, infatti, descrive più nel dettaglio la prima fase di attività richiesta all’advisor, ovvero il sondaggio di mercato. E’ questa, in sostanza, la fase obbligatoria dell’attività richiesta. La seconda, quella che più direttamente avrà a che fare con la vendita vera e propria, viene definita come “eventuale”. Sta di fatto che tutta questa procedura, seppure con le richiamate cautele, è partita in questi giorni con il chiaro obiettivo di arrivare a una vendita. I tempi, peraltro, sono brevi. Il documento infatti stabilisce che le offerte degli operatori eventualmente interessati dovranno pervenire entro il 21 novembre prossimo.

Rischio sprechi
Tra l’altro può darsi che il Poligrafico voglia in qualche modo cercare di snellire il suo “corpaccione”. Nel 2009, infatti, un’approfondita indagine conoscitiva sull’informatizzazione delle pubbliche amministrazioni, condotta dalla commissione affari costituzionali della camera, concluse che sarebbe stato necessario razionalizzare alcune competenze informatiche molto simili condivise tra Poligrafico e altre due società del Tesoro, ovvero la Consip (centrale acquisti) e la Sogei (società informatica). Addirittura, in alcuni passaggi, la relazione conclusiva prefigurava la costituzione di una società unica al posto delle attuali tre. Ma come spesso avviene, soprattutto quando si propongono tagli drastici, non se ne fece niente.