Grandi manovre sulla Rai. Ecco la nuova tv di Stato

di Sergio Patti

Politica in movimento dalle parti di Viale Mazzini. Non solo perché il tempo di Luigi Gubitosi alla direzione generale della Rai ha iniziato il conto alla rovescia (il manager è in scadenza con l’approvazione del bilancio 2014, indicativamente già dal 31 marzo 2015). Con un Presidente del Consiglio che dichiara pubblicamente di non volerlo incontrare, è chiaro che la Tv pubblica va incontro a un ribaltone. Nelle intenzioni di Matteo Renzi e i suoi, l’obiettivo grosso non è però cambiare dirigenti e Cda, ma riformare una volta per tutte l’intera governance dell’azienda. Su questo versante, perlomeno, è molto attivo il sottosegretario Antonello Giacomelli, mentre nel fronte opposto della politica i consiglieri del Centrodestra Antonio Verro e Antonio Pilati non sembrano avere più grande ascolto da Silvio Berlusconi. Qual è allora il progetto di massima su cui si lavora?

MENO POLTRONE
A quanto risulta a La Notizia l’idea è di riformare il Cda riducendolo a solo cinque componenti, compresa la nuova figura dell’amministratore delegato che andrebbe a sostituire l’attuale direttore generale. Grande preoccupazione dei partiti è quella di evitare che il nuovo contratto di servizio con lo Stato (previsto nel 2016) sia sottoposto a una insidiosa gara. Per questo il piano di massima per la Rai che verrà punta sul salvaguardare l’influenza del Parlamento sulla scelta dei consiglieri, che verrebbero indicati dal Tesoro ma con un percorso di verifica da parte delle Camere. Tra le novità del nuovo corso c’è poi l’effettiva riscossione del canone, oggi ampiamente evaso. Perciò sembrerebbe tornane d’attualità una vecchia proposta dell’ex consigliere Angelo Petroni, poi affinata dall’ex direttore generale Mauro Masi, di spalmare il canone nella bolletta elettrica. Idee, che inevitabilmente nei conciliaboli si portano dietro nomi sui possibili vertici del futuro.

IL TOTONOMINE
E qui sembrano meno alte del passato le quotazioni di Antonio Campo dell’Orto, ex Mtv molto apprezzato dal premier, o dell’Ad di RaiCom Luigi De Siervo, anche lui considerato vicino al Presidente del Consiglio. Chi sembra si stia muovendo a più non posso per proporsi è senz’altro Vincenzo Novari, numero uno della compagnia telefonica 3, per quanto voci vicine al capo del Governo segnalano che a Renzi piacerebbe invece l’idea di un capo azienda donna e con provenienza dal mondo della televisione più che dalle telecomunicazioni. Nel frattempo a Viale Mazzini Gubitosi tenta di lasciare il segno spingendo il suo piano che in teoria dovrebbe razionalizzare i costi dell’informazione. Piano che prevede la creazione di una newsroom 1 in cui concentrare la produzione di Tg1, Tg2 e Tg Parlamento, mentre una newsroom 2 accorperebbe Tg3, Rai News24 e TgR. Si taglierebbero un po’ di poltrone, ma tutti i graduati – pur senza incarico – resterebbero con gli stessi stipendi. dove sta il risparmio è un bel mistero.