Hamas ha respinto fermamente le richieste della Lega Araba che, con una presa di posizione senza precedenti, ha invitato il movimento islamista a disarmarsi e a ritirarsi dalla guida della Striscia di Gaza. Le dichiarazioni del Segretario Generale Aggiunto dell’organizzazione panaraba, l’ambasciatore Hossam Zaki, hanno provocato la reazione immediata del gruppo palestinese, che ha definito “sorprendenti” le affermazioni secondo cui il ritiro di Hamas rappresenterebbe il miglior interesse del popolo palestinese.
A respingere le parole di Zaki è stato il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, che ha ricordato come il movimento abbia mostrato “la massima flessibilità” nei vari tentativi di mediazione politica, in particolare quelli condotti dall’Egitto. Qassem ha citato l’accordo per la formazione di un governo di unità nazionale e l’adesione alla proposta egiziana per la creazione di un Comitato di Sostegno Comunitario come esempi concreti di apertura. “Continueremo a porre gli interessi del popolo palestinese al centro delle nostre decisioni – ha affermato – rifiutando ogni ingerenza esterna, sia da parte dell’occupazione israeliana sia dagli Stati Uniti”.
Il portavoce ha inoltre lanciato un appello alla stessa Lega Araba, invitandola a sostenere il principio del consenso nazionale interno e a “non approvare progetti che possano minacciare la sicurezza nazionale araba”.
Le dichiarazioni di Zaki sono arrivate nel contesto di un’intervista televisiva rilasciata a media arabi, nella quale il diplomatico ha illustrato le tre ipotesi che, secondo Israele, potrebbero definire il futuro assetto di Gaza: l’occupazione diretta, l’amministrazione internazionale o lo sfollamento forzato della popolazione palestinese. Tutti scenari giudicati “inaccettabili” dalla posizione araba ufficiale. “L’unica opzione percorribile è che i palestinesi si governino da soli – ha ribadito Zaki – ma il ritiro di Hamas dalla scena amministrativa sarà essenziale per attuare qualsiasi proposta realistica”.
Hamas respinge l’invito della Lega Araba a disarmarsi e a cedere il controllo della Striscia di Gaza
Le parole del diplomatico si inseriscono in un più ampio contesto geopolitico che ha visto la Lega Araba, l’Unione Europea e altri 17 Paesi firmare un documento congiunto che segna una svolta storica: per la prima volta si condanna apertamente l’attacco del 7 ottobre 2023 compiuto da Hamas contro civili israeliani, si chiede il disarmo del movimento islamista, la liberazione degli ostaggi e il passaggio della gestione civile e di sicurezza della Striscia di Gaza all’Autorità Palestinese.
Il documento propone inoltre l’invio di una missione internazionale sotto l’egida dell’ONU per garantire la stabilizzazione postbellica e rilancia, con forza rinnovata, la prospettiva di una soluzione dei due Stati, con Israele e Palestina coesistenti pacificamente. Viene condannata anche l’azione militare di Israele che ha provocato gravi crisi umanitarie a Gaza, compreso l’assedio e la distruzione di infrastrutture essenziali. Tra i punti del testo: la ricostruzione economica, il diritto al ritorno dei profughi palestinesi, l’eliminazione dell’incitamento all’odio dai programmi scolastici, e la richiesta a Israele di un impegno chiaro e pubblico per la soluzione politica del conflitto.
Hamas, tuttavia, rigetta la narrativa secondo cui il proprio ritiro sia un prerequisito per la pace. La dirigenza del movimento continua a rivendicare la propria legittimità nella governance della Striscia di Gaza, sottolineando che ogni decisione futura debba passare attraverso un consenso nazionale e non essere imposta da attori esterni.