I Benetton pensano ai loro interessi. Ma lo Stato non si piegherà più. Parla il sottosegretario alle Infrastrutture, Traversi: “All’azione di Aspi seguirà la nostra reazione adeguata”

La terza legge della dinamica non solo è una legge fondamentale nel campo della fisica ma è, se traslata, un pregevole viatico nella vita di tutti i giorni: “A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Sempre e comunque. Ed è da qui che parte il sottosegretario delle Infrastrutture, Roberto Traversi: “È normale che Atlantia provi a tutelare i suoi interessi – spiega il pentastellato dopo la notizia secondo cui i soci vogliono vendere le proprie quote al miglior offerente – ma lo Stato reagirà in maniera adeguata, tutelando l’interesse pubblico”.

Eppure il Cda di Atlantia ha parlato di “soluzione alternativa”…
“Siamo ancora in una fase di trattativa, io non mi stupirei: è legittimo che la società si muova per proteggere al massimo i suoi interessi. Come dicevo, però, è altrettanto ovvio che se Atlantia vorrà proseguire su questa strada lo Stato reagirà in maniera adeguata, in linea con quanto deciso nell’ormai famoso Consiglio dei ministri che sull’accordo con Aspi ha dettato la linea”.

Per qualcuno la decisione di Atlantia sconfessa quanto stabilito dal governo. È così?
“La società, e dunque i Benetton, sanno bene di avere un perimetro tracciato in maniera molto chiara, da cui è impossibile uscire”.

La volontà di Atlantia però è che pure Cdp partecipi a una gara internazionale…
“Questo non accadrà. L’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti può avvenire solo attraverso un aumento di capitale, esattamente come concordato, non comprando quote di mercato. Dobbiamo assolutamente evitare che i campi tra pubblico e privato si confondano. Questo, ripeto, non accadrà”.

Quali saranno i prossimi passi prima che i Benetton cedano di fatto la gestione autostradale?
“Nei prossimi giorni e già da questa sera (ieri sera, ndr) ci saranno incontri chiarificatori. Attendiamo l’accordo per il passaggio azionario dopodiché la valutazione finale, com’è giusto che sia, spetterà sempre e comunque allo Stato, e dunque al ministero delle Infrastrutture e al governo tutto. Altrimenti torneremo a quanto ha specificato anche il presidente Conte: se non si dovesse trovare un accordo rispettoso dell’interesse pubblico si procederà come si è detto prima del consiglio dei ministri, ossia con la risoluzione del rapporto concessorio per gravi inadempienze”.

Sul tema in più occasioni si è parlato di dissidi tra Pd e 5S. Il risultato rivela una ritrovata convergenza?
“Guardi, il giorno dopo la mia nomina in un’intervista dissi che avremmo saputo trovare un’intesa. Se sulla questione delle concessioni autostradali non ci saranno ripensamenti o passi indietro, potremo dire che abbiamo raggiunto un punto d’intesa ottimo per tutti”.

Ieri è stato il primo giorno di transito sul nuovo ponte “San Giorgio”. Crede che il “modello Genova” sia replicabile?
“Le rispondo francamente. Secondo me no. E non lo è perché, nonostante la risposta sia stata più che positiva, sono intervenuti tanti fattori straordinari: il progetto ci è stato donato, i lavori sono stati pagati più che giustamente da Aspi, le società che non hanno vinto la gara hanno rinunciato a eventuali ricorsi. Sono tutte circostanze che non si replicheranno più”.

Da dove ripartire, però, per snellire iter e realizzazione di opere?
“Importanti sono già stati lo Spazzacorrotti e il Dl Semplificazioni, che sicuramente sarà anche migliorato dall’esame del Parlamento. Il prossimo obiettivo è lavorare anche sul Codice Appalti”.