I giornali al servizio di Meloni. Riparte la caccia alle toghe

I quotidiani spulciano i social per colpire la giudice di Catania. Ma su Vannacci e Giambruno invocano la libertà d'opinione.

I giornali al servizio di Meloni. Riparte la caccia alle toghe

Stai a vedere che per i politici di centrodestra e per i giornaloni conservatori, la libertà di stampa è un principio sacrosanto solo quando tutela loro stessi. Non c’è altra spiegazione davanti a quanto vediamo in queste settimane dove a seconda dei casi, i quotidiani mainstream invocano la libertà di dire quello che passa per la testa ai vari Roberto Vannacci (nella foto), generale finito nella bufera per alcune frasi discriminatorie contenute nel suo libro, e Andrea Giambruno, giornalista e compagno di Giorgia Meloni che si è lasciato andare a dichiarazioni un po’ forti su un caso di stupro, mentre se la prendono con la giudice di Catania – quest’ultima rea di aver disapplicato il decreto Cutro – e con il marito al fine di far passare la tesi della magistratura politicizzata.

I quotidiani spulciano i social per colpire la giudice di Catania. Ma su Vannacci e Giambruno invocano la libertà d’opinione

Insomma siamo davanti a un caso di libertà di stampa a targhe alterne. Così accade che per mettere in dubbio il lavoro della giudice Iolanda Apostolico, facendo apparire come ‘ideologica’ la sua decisione di non confermare il fermo di alcuni migranti, è iniziato il gioco al massacro nei confronti della stessa e del coniuge Massimo Mingrino che di professione fa il funzionario giudiziario, rispolverando vetusti post sui social. Il Messaggero fa notare che l’uomo nell’aprile 2021 “non fa mistero delle sue simpatie per le posizioni di Potere al Popolo, senza mai risparmiare critiche alla politica sull’immigrazione anche di governo di centrosinistra: Minniti, Salvini, Lamorgese. Una sequenza senza interruzione. Istituzioni che lasciano crepare centinaia, migliaia di persone in mare, mentre le imbarcazioni della nostra Guardia Costiera languono nei porti”.

Stessa linea del Corriere della Sera che ieri ha pubblicato un articolo in cui viene raccontato che Mingrino “dopo la mancata convalida del fermo di Carola Rackete, comandante della Sea Watch arrestata dopo aver forzato il blocco della Guardia di Finanza a Lampedusa, scriveva: ‘Bye bye Salvini, il giudice ha studiato le carte, ha verificato i fatti ed ha accertato che la legge non è stata violata. Se tu studiassi ti risparmieresti questi fervorini mediatici che ti espongono solo al ridicolo”. Ben più diretto l’articolo di Libero, intitolato “Ecco chi è il giudice che libera i migranti”, in cui – fatta salva la premessa che “siamo in democrazia e ci mancherebbe che qualcuno sindacasse le idee della magistrata e del suo compagno” – si fa comunque notare che la donna “sarebbe legata a un funzionario del ministero di Giustizia che in passato è stato dirigente di Rifondazione comunista”.

Ma è proprio parlando della giudice Apostolico che i giornali mainstream hanno dato il meglio con Il Giornale che pubblica un articolo dal titolo eloquente: “Firme anti-Salvini e post pro migranti. Ecco chi è la giudice che sfida il governo”. Come si legge nell’articolo “il primo post che compare nella bacheca di Apostolico è una petizione, condivisa nel luglio 2018, che chiedeva una ‘mozione di sfiducia’ nei confronti di Matteo Salvini, che a quei tempi era stato da poco nominato ministro degli Interni. Nessun commento da parte sua ma solo una pubblicazione sulla bacheca”. Insomma la magistrata non ha scritto neanche un rigo ma ha semplicemente condiviso una petizione.

Libero Quotidiano ha passato al setaccio la bacheca della giudice Iolanda Apostolico

Stessa storia che si ripete, sempre senza commenti a corredo, con la condivisione “nel giugno dello stesso anno di un articolo dal titolo: Open Arms e Sea Watch: la richiesta di archiviazione della procura di Palermo”. E ancora “le sorti della ong sembrano stare a cuore ad Apostolico, che nell’elenco delle pagine seguite su Facebook ha ‘Free Open Arms’ ma anche quella dedicata a Open Arms”, proseguendo poi con l’analisi dettagliata dei vari like messi ad altre pagine simili. Situazione simile anche con Libero Quotidiano che ha passato al setaccio la bacheca della giudice in un articolo, mentre in un altro dal titolo “Iolanda Apostolico, i messaggi del marito: ‘Bye bye Salvini’, ora è tutto chiaro”.

Proprio quest’ultimi quotidiani che nei loro articoli presentano petizioni ricondivise e like come indizi di ‘partigianeria’, precisando che in Italia vige la libertà di opinione ma lasciandosi scappare che comunque qualche dubbio nell’elettorato di destra è legittimo, sono gli stessi che hanno rivendicato la libertà di stampa sia per Vannacci che le frasi omofobe le ha personalmente messe nero su bianco, e sia per Giambruno che in diretta tv è riuscito a fare uno scivolone sessista commentando una violenza sessuale.