Il ceo del Milan Furlani decanta il nuovo stadio ad Abu Dhabi, ma il rogito per l’area a San Donato resta un mistero

Al Comune di San Donato non è mai stato depositato l'atto di compravendita del parco dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio del Milan.

Il ceo del Milan Furlani decanta il nuovo stadio ad Abu Dhabi, ma il rogito per l’area a San Donato resta un mistero

“Guardando avanti, il percorso futuro dell’AC Milan prevede la continuazione del nostro percorso di espansione internazionale in Medio Oriente e in America, insieme al progetto ambizioso di un nuovo stadio a San Donato. Il nostro attuale stadio, con la sua età e le sue limitazioni, non soddisfa più gli standard necessari per offrire un’esperienza ottimale ai nostri tifosi”. Così ieri il ceo del Milan, Giorgio Furlani (nella foto), impegnato in questi giorni in tour in Medio Oriente, ha lanciato l’ennesimo messaggio propagandistico sul futuro del Meazza.

Al Comune di San Donato non è mai stato depositato l’atto di compravendita del parco dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio del Milan

Intervenendo a Investopia 2024 ad Abu Dhabi, infatti, Furlani ha parlato dello stadio del club, riaffermando l’intenzione di andare avanti col progetto di San Donato, piuttosto che guardare all’opzione di ristrutturazione del Meazza, caldeggiata dal sindaco di Milano Giuseppe Sala. Opzione che sarà al centro dell’incontro che nei prossimi giorni si terrà a Palazzo Marino, al quale parteciperanno il primo cittadino, Milan, Inter e Webuild, società di costruzioni che si è resa disponibile a ristrutturare la Scala del calcio, rispettando i paletti posti dai club di poter giocare durante i lavori.

E, proprio mentre Furlani discettava in Medio Oriente, Sala tornava a rimarcare che “un restyling ben fatto di San Siro é la cosa migliore”. “Stiamo vedendo quando ci sarà l’incontro – ha aggiunto -, ma a questo punto lo scenario è chiaro ed è dare tre mesi di lavoro a WeBuild per produrre un piano realistico. Io non lo do per scontato, ma spero che ci metta in condizione di poter dire alle squadre che si possono fare i lavori, senza che debbano andare a giocare altrove”. Con lo studio di fattibilità (regalato da WeBuild), “a giugno la palla ritornerà alle squadre”, ha concluso. La solita manfrina, che vede il Milan lanciare il sasso sull’impianto sandonatese; il sindaco affannarsi a proporre soluzioni; l’Inter silente.

Nonostante gli annunci roboanti nessuno ha mai visto l’atto sottoscritto dal club per l’area verde

Chi invece non è silente per nulla è l’opposizione dei cittadini di San Donato al paventato mega-impianto da 75 mila posti che dovrebbe nascere nell’area verde di San Francesco. non tace la consigliera comunale Gina Falbo, che la scorsa settimana ha fatto un accesso agli atti in Comune per poter visionare il decantato contratto di acquisto sottoscritto – a quanto riportato dal Milan – tra la società Spoertlifecity (società veicolo dei rossoneri) e la Asio Srl, società proprietaria dell’area San Francesco. Oltre 40 i milioni spesi da Cardinale, secondo la propaganda (anche se nel bilancio del Milan compare solo la cifra di 20 milioni messa a bilancio con la dicitura “per lo stadio”, senza specificare quale stadio e dove…).

E con grande stupore, Falbo si è sentita rispondere dal Comune di San Donato che il contratto “in quanto atto di compravendita tra privati, non è presente agli atti dell’Ente”. In pratica, il comune di San Donato, che si avvia a varare una variante urbanistica di dimensioni incommensurabili (come richiesto/ordinato dal Milan), non sa neanche se il Milan è realmente proprietario dell’area sulla quale dovrebbe sorgere l’impianto. Vale la pena di ricordare che il progetto del Milan (ma che progetto non è, mancando lo studio di fattibilità) prevede tra le opere infrastrutturali necessarie: tre nuovi svincoli autostradali; quattro rotonde; due ponti; la creazione di centinaia di parcheggi nel Parco Sud; la rivoluzione degli orari e delle frequenze dei convogli di Trenord; il prolungamento della linea M3. Il tutto a spese del pubblico, naturalmente.