di Clemente Pistilli
Un mese fa sembrava destinato a crollare l’impero di Francesco Corallo, l’imprenditore catanese da tempo residente a St. Maarten, che gestisce casinò ai Caraibi ed è al vertice della società che ha in concessione il 25% dello slot in Italia, la B Plus Giocolegale Ltd, con un giro d’affari da 30 miliardi di euro all’anno. Arrestato a Fiumicino dopo 14 mesi di latitanza a Santo Domingo e accusato di aver ottenuto 148 milioni di finanziamenti illeciti dalla Banca popolare di Milano, il business del “re delle slot” appariva in bilico, considerando anche un’interdittiva antimafia che lo metteva fuori dalla nuova gara, per quella che in gergo viene definita “conduzione della rete per la gestione telematica del gioco mediante apparecchi da intrattenimento”, e della condanna della Corte dei Conti a risarcire milioni di euro allo Stato, per tutta una serie di giocate che non avrebbero portato un centesimo ai Monopoli. Trenta giorni e lo scenario per l’uomo d’affari è cambiato radicalmente: addio gara, allontanamento di grane dovute alle accuse di essere vicino alla malavita e maxi-sconto sul “tesoretto” da restituire all’erario. La prima boccata d’ossigeno per Corallo è arrivata dal decreto Imu. Il Governo Letta punta a fare cassa per coprire le mancate entrate della imposta cancellata e procede verso un condono contabile che consentirà alla B Plus di pagare eventualmente appena il 25% della somma a cui era stata condannata dai giudici contabili. A spazzare via i problemi per il siciliano trapiantato ai Caraibi ha pensato però soprattutto la IV sezione del Consiglio di Stato. Dopo aver ottenuto la concessione per le slot nel 2004, l’azienda di Corallo si era vista costretta a dover affrontare una gara, a seguito della legge in materia varata nel 2010. La B Plus ha fatto ricorso e, non avendo ottenuto molto al Tar, ha bussato alla porta di Palazzo Spada, chiedendo di annullare gli atti che la obbligavano a partecipare all’appalto. Una precedente norma del 2009 stabiliva che chi già gestiva gli apparecchi da gioco, facendo determinati investimenti, senza gara avrebbe ottenuto la proroga della concessione. La tesi della società di Corallo, che ha specificato di aver investito in base a tale legge 180 milioni di euro, ha convinto i giudici: concessione prorogata senza alcun bisogno di gareggiare. E i “paletti” posti dalla nuova norma ai concessionari, per i quali sono previsti una serie di requisiti al fine di arginare il rischio di infiltrazioni criminali? Per B Plus non è costituzionale e, nel dubbio, il Consiglio di Stato ha rimesso il caso alla Consulta.