Il Fondo monetario fugge, Atene è appesa a un filo. Nessun passo avanti nella trattativa sul debito greco. Il Paese ellenico tra pochissimi giorni sarà fallito

Brutti chiari di luna per la soluzione del problema Grecia. La trattativa si è arenata e il Fondo monetario ha lasciato il tavolo di Bruxelles. Quasi impossibile ormai salvare Atene dal fallimento. E i creditori sono arrivati a porre un ultimatum: o si chiude entro il 18 giugno oppure la Grecia sarà in default. Una sciagura per l’Europa che al verificarsi di una tale circostanza dovrà affrontare le ripercussioni del mercato, soprattutto sulla moneta comune e la credibilità della nostra Banca centrale. “Ora ci servono decisioni non negoziati”, ha detto il presidente del Consiglio europeo. Ma la doccia fredda – che ha fatto cambiare direzione ai listini di Borsa fino a quel momento ben intonati – è arrivata dal Fmi. “L’accordo è ancora lontano e le discussioni tecniche si sono fermate”, ha fatto sapere il Fondo. Di qui la decisione di lasciare Bruxelles in assenza di passi avanti soprattutto nel campo delle pensioni giudicate “insostenibili” e della riforma dell’Iva.

ULTIMATUM
Senza gli aiuti internazionali da 7,2 miliardi Atene non potrà rimborsare le rate in scadenza del debito e tirare avanti. Di questo si è parlato nel vertice tra la cancelliera tedesca, Angela Merkel, Francoise Hollande e Alexis Tsipras. Tutti conoscono la situazione ma dopo aver tirato per anni la corda e aver portato il Paese ellenico nel punto in cui sta, persino la Merkel adesso sembra aver difficoltà a convincere i falchi del rigore a tenere in vita Atene. E il governo tedesco – che potrebbe risolvere la questione con grande facilità – si è limitato all’ennesima nota nella quale si legge che i leader sono d’accordo nell’impegno per proseguire i colloqui “con intensità”. Ha parlato invece il leader greco Alexis Tsipras: “È stato un incontro molto costruttivo, abbiamo deciso di intensificare il lavoro per colmare le differenze, la leadership politica europea comprende che serve una soluzione adeguata anche per ottenere crescita e coesione sociale”. Sensazioni positive che filtravano anche dai mercati (fino alla decisione di abbandonare Bruxelles presa dal Fondo monetrio) sono state corroborate dal ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, per il quale “oggi siamo davvero sulla strada giusta” per trovare un accordo. “La scorsa notte, le cose si sono spostate nella giusta direzione”, ha assicurato. Frasi che a questo punto sembrano però di circostanza. Mentre il fallimento si fa sempre più vicino.