Il giallo della brasiliana a Gallarate. L’autopsia conferma: Marilia Rodrigues è stata assassinata

di Nicoletta Appignani

L’autopsia conferma i sospetti degli inquirenti: Marilia Rodrigues Silva Martins è stata uccisa. Un mistero che si infittisce, quello che ruota intorno alla morte della 29enne brasiliana, per la quale la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio, per il momento a carico di ignoti.

Il ritrovamento
È venerdì sera. Il corpo di Marilia viene ritrovato nell’ufficio in cui lavora, a Gambara. A dare l’allarme è il padrone dello stabile, che sfonda la porta dell’ufficio, allarmato da un forte odore di gas che proviene dall’interno, a quanto sembra da uno scaldabagno. Inizialmente la scena che si trova davanti agli occhi sembra quella di un suicidio: porte e finestre non mostrano segni di effrazione, la ragazza è stesa sul pavimento ed è ferita alla testa, forse per la caduta. Accanto al corpo, tra le scrivanie dello studio, c’è anche una bottiglia di acido. Da qui l’ipotesi che la ragazza possa averlo bevuto. A poco a poco però la realtà che emerge dalle indagini dei carabinieri è un’altra: troppe le incongruenze, come le ferite sul volto di Marilia, incompatibili con una semplice caduta. Non solo. Gli investigatori scoprono che il tubo della caldaia dell’ufficio in realtà è stato svitato. Da qui la fuga di metano che ha consentito il ritrovamento del corpo, ma non la causa della morte della ragazza. Marilia Rodrigues Silva Martins era impiegata da anni nella ditta Alpi aviation do Brasil, che opera nel settore della vendita di aerei ed elicotteri ultraleggeri. Spesso, a quanto riferiscono i colleghi, dormiva negli uffici dell’azienda. Una circostanza che porta gli investigatori a concentrare le indagini nell’ambiente di lavoro della vittima. Vengono interrogati a lungo anche il fidanzato e i conoscenti. Un’amica racconta che Marilia le avrebbe confidato di essere incinta. Un elemento, questo, confermato dall’autopsia. Le indagini non trascurano però neppure il fidanzato di lei: secondo quanto affermato da un testimone, l’auto dell’uomo sarebbe stata parcheggiata per diverse ore fuori dall’azienda il giorno dell’omicidio. Un giallo, insomma, di cui ancora si aspettano nuovi elementi. Fin troppo facile il collegamento con un altro omicidio, quello passato alla storia come il delitto di via Poma, dove un’altra ragazza, Simonetta Cesaroni, fu ritrovata morta nel suo ufficio.