Sull’ex Ilva il governo tira dritto. Dopo la rottura del tavolo negoziale con i sindacati, l’esecutivo non torna sui suoi passi come chiesto dalle sigle ma approva in Consiglio dei ministri il decreto per assicurare la continuità operativa degli stabilimenti. Un provvedimento che indirizza i fondi per la formazione di 1.500 lavoratori per 60 giorni. Il decreto autorizza Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria a utilizzare i 108 milioni residui del finanziamento ponte fino a febbraio, “data in cui è attesa la conclusione della procedura di gara”, su cui però la nebbia resta fitta. Il decreto stanzia poi ulteriori 20 milioni per il biennio 2025-2026, permettendo allo Stato di farsi carico dell’integrazione fino al 75% del trattamento di Cigs.
Via libera al decreto sull’ex Ilva, ma i sindacati vengono ignorati
Misure annunciate e che non bastano ai sindacati né alle opposizioni, che chiedono un passo indietro del ministro che segue il dossier, Adolfo Urso. Il quale ha convocato un tavolo per il 28 novembre al Mimit sul futuro degli stabilimenti del Nord Italia, a cui farò seguito una riunione sugli altri territori dell’ex Ilva. Anche se i sindacati chiedono che la riunione avvenga a Chigi e solo con il ritiro del piano del governo. La situazione, però, non cambia. Tanto che tutti ieri hanno chiesto un passo indietro a Urso, a partire dal segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri: “Il lavoro fatto dal ministro Urso sta portando l’Ilva alla chiusura”.
Anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, chiede a Urso di “farsi da parte: dopo mesi di annunci, smentite e contraddizioni: è evidente che non è più in grado di gestire una vertenza così complessa”. Per questo chiede a Giorgia Meloni di “assumersi la responsabilità politica e istituzionale di questa partita”. Anche se Meloni continua a lavarsene le mani. Nicola Fratoianni, leader di Si, parla di “pessima gestione” di Urso. Pure Italia Viva, con la capogruppo al Senato Raffaella Paita, chiede di togliere il dossier a Urso: “Meloni lo cacci”. Intanto prosegue lo sciopero dei lavoratori: a Taranto hanno occupato la fabbrica e operato blocchi stradali sulle statali 100 e 106. Proteste che sono proseguite anche a Genova, con i blocchi del traffico e l’occupazione della fabbrica di Cornigliano conclusi in serata.