Il malaffare dilaga nel settore pubblico. L’Italia migliora, ma è solo al 61° posto nel mondo. Siamo ancora nella lista dei cattivi. Lontani anni luce i Paesi scandinavi

Non c’è niente da fare, la corruzione nel settore pubblico resta per l’Italia una piaga quasi inestirpabile. E nel nuovo rapporto di Transparency International relativo al Corruption Precepin Index 2015  resta ancora più indietro di Oman, Romania, Cuba o Kuwait. Il rapproto misura quanto uomini d’affari e esperti del settore credano che nel loro Paese il settore pubblico sia permeato dal malaffare. L’Italia si ferma al sessantunesimo posto nel mondo con un punteggio di 44 punti su 100. Meglio di otto posizioni rispetto all’anno precedente, ma ancora troppo poco se confrontato con gli annunci di sforzi fatti in questa direzione. Il Paese meno corrotto è la Danimarca che ha ottenuto ben 91 punti, subito dopo la Finlandia con 90 punti, tanto per confermare l’ottimo trend dei paesi scandinavi. Anche perché, manco a dirlo, al terzo posto c’è la Svezia. Corruzione alle stelle, invece, in Corea del Nord e Somalia. Il Paese che ha ottenuto i progressi più significativi è, invece, la Grecia.