Il manuale Cencelli

di Angelo Perfetti

Metà uomo e metà donna. Il governo minotauro creato da Matteo Renzi non sfugge alla logica del manuale Cencelli. E non tanto per la distribuzione di genere né per gli incarichi ai partiti, dove è evidente uno strapotetre del Pd figlio della necessità di dare spazio a tutte le correnti interne, bensì per la certosina attenzione con la quale si sono distribuiti incarichi ai referenti dei poteri forti: le coop rosse, gli industriali, i cattolici, l’establishment estero. Una buona parola per tutti in questo nuovo governo sostenuto dalla vecchia maggioranza: il lavoro che va a un rappresentante della Legacoop, la lega della cooperative rosse, per assicurarsi in sequenza la base dei lavoratori, uno dei più grossi gruppi finanziari italiani (Unipol-Fonsai) e quel Monte dei Paschi di Siena che Renzi conosce bene; lo Sviluppo economico che va a un rappreentante di Confindustria (impresa mai riuscita nemmeno al Cav allorché tentò di cooptare la Marcegaglia); l’ala cattolica blindata con la riconferma del ciellino Lupi; e l’Economia messa nelle mani ad un tecnico ex Ocse ed ex Fmi, in totale continuità con i due precedenti governi tecnici che tanto hanno ottenuto apprezzamenti da Merkel & Co. I poteri forti sono serviti. Passiamo alla politica. Torna in auge l’Udc, e il fatto che ciò sia accaduto dopo un riavvicinamento con Forza Italia è un dato di cronaca che però qualche pensiero lo fa nascere. Poi Renzi ha dato spazio anche all’opposizione interna al Pd, dando un ministero persino a chi gli ha votato contro poche settimane fa. Peccato che Civati, leader di riferimento di quell’area, non ne sapesse nulla. Forse la discontinuità renziana si vedrà proprio in questo, nel tirare dritto senza troppi complimenti. Di certo la maggioranza che lo sostiene è la stessa di prima, molti dei ministri anche, i programmi pure. Il Parlamento non è cambiato. Sarà dura.