Il Napoli vince il suo terzo scudetto dopo 33 anni

Ma il giovane ucciso non c'entra nulla con i festeggiamenti per la vittoria del Campionato. Così come a Napoli non ci sono stati centinaia di feriti.

Il Napoli vince il suo terzo scudetto dopo 33 anni

A Napoli è neo campione d’Italia di calcio con cinque turni d’anticipo. La grande festa è stata rinviata solamente di qualche giorno. Dal derby del Maradona di domenica pomeriggio con la Salernitana al pareggio alla Dacia Arena con l’Udinese, di ieri sera: alla fine la squadra di Spalletti il terzo scudetto lo vince a più di 800 chilometri di distanza da casa mentre in città l’ex San Paolo va sold out per i tifosi che si godono lo spettacolo guardando la partita decisiva su dieci maxischermi allestiti nell’impianto.

Ma il giovane ucciso non c’entra nulla con i festeggiamenti per la vittoria del Campionato. Così come a Napoli non ci sono stati centinaia di feriti

Ma quello che stride, in queste ore di festa, è la narrazione di alcuni media che narrano di centinaia di feriti, che non ci sono stati, e addirittura di un morto, che c’è stato – si tratta di un giovane di 26 anni – ma che non ha nulla a che a fare, come ha confermato questa mattina il prefetto del capoluogo partenopeo, Claudio Palomba, con i festeggiamenti. Duecento feriti? “Assolutamente no, non siamo su quella cifra” ha aggiunto ancora Palomba a SkyTg24 affermando che “solo in alcuni casi i feriti sono dovuti all’utilizzo di fuochi d’artificio ma per il resto non ci sono stati grandi episodi”.

Ma tornando al calcio. Dopo il successo della Lazio sul Sassuolo, per la certezza matematica al Napoli serviva solo un punto ed è arrivato a Udine. Dal 30 aprile 1990 al 4 maggio 2023: 33 anni e 5 giorni dopo il secondo dei due titoli dell’epoca Maradona, il tricolore torna all’ombra del Vesuvio coronando una stagione dominata in lungo e in largo dai partenopei. Si tratta del primo campionato vinto nell’era De Laurentiis, iniziata nell’estate del 2004, quando l’imprenditore romano rilevò il titolo sportivo del club dalla curatela fallimentare del tribunale di Napoli.

Dalle ceneri la società azzurra è risorta risalendo in 3 anni dalla Serie C alla A, prima di avviare una costante ascesa verso l’Olimpo del calcio nazionale. Tre trionfi in Coppa Italia, una Supercoppa e 13 (con la prossima 14) partecipazioni consecutive a Champions ed Europa League, unica squadra italiana ad avere in corso una striscia di qualificazioni così lunga: è il bottino raccolto che ora viene finalmente arricchito da quello scudetto sognato e accarezzato tante volte prima di diventare reale. Per questo momento la città si è preparata per mesi.

Già a fine gennaio, mentre la squadra cominciava a fare il vuoto in classifica alle sue spalle, per le strade comparivano nastri colorati di azzurro. Era solo l’inizio di un’escalation che ha portato con il tempo a riempire ogni via, piazza e angolo di Napoli. E poco importa se il gol del granata Boulaye Dia, valso l’1-1 nel match con la Salernitana, ha annullato il primo match point per Di Lorenzo e compagni, rinviando il momento dell’esplosione di gioia: la gente partenopea, con immutato entusiasmo, ha vissuto questi ulteriori giorni di attesa con trepidazione e speranza.

Nella giornata decisiva, dalle vie del centro ai Quartieri Spagnoli, dal Vomero alla Sanità, le roccaforti del tifo sono state prese d’assalto per seguire, tutti uniti, il match di Udine. L’epicentro, naturalmente, a Fuorigrotta, con 55mila persone all’interno dello stadio anche se la squadra non gioca lì. Come accaduto nel 1990 la Lazio entra ancora, suo malgrado, nella festa del Napoli: oggi i biancocelesti sono stati l’ultima squadra ad arrendersi all’aritmetica, allora furono costretti a consegnare al San Paolo i punti decisivi agli azzurri che si laurearono campioni imponendosi 1-0 grazie a un gol di Baroni. Vincere sul proprio campo la partita decisiva per qualcuno forse avrà un sapore ancora più gustoso, ma questo, a Napoli, importa davvero a pochi: il tricolore è arrivato ed è l’unica cosa che conta.