Le Lettere

Il paradosso tedesco

Non capisco la Germania. Gli Usa le hanno sabotato i Nord Stream, come ha capito chiunque abbia il cervello a posto, ma Berlino finge di non vedere e subisce in silenzio un danno strutturale che l’ha già portata in recessione.
Attilio Mercuri
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Gentile lettore, la causa profonda sta nella viltà delle classi politiche non solo tedesche ma europee: guardi Meloni o Macron o tragici clown come Borrell, Michel e Ursula von der Leyen. Una viltà verso l’impero americano che nessuno avrebbe immaginato estesa fino a questo punto. Assistiamo alla débacle dell’ideale di Unione Europea e al declino storico dell’Occidente. La Germania, poi, vive un paradosso che sarà a lungo discusso dagli storici futuri. La nazione che inventò il nazismo e che dice di essere risorta dalle sue ceneri come una compiuta democrazia, è nell’Ue la più attiva sostenitrice del regime ucraino, così smaccatamente intriso di nostalgie naziste. Diceva l’altro giorno Maria Zacharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo: “Berlino appoggia un regime che tiene parate di piazza con le torce in stile nazista, glorifica i criminali della Seconda Guerra Mondiale, usa insegne delle SS e appone simboli della Wermacht sulle armi donate dall’Occidente”. E nel contempo la Germania si dichiara sostenitrice di Israele, ovvero un regime che neppure nasconde la sua pratica di sterminio del popolo palestinese. Berlino si è perfino costituita “parte terza” a favore di Tel Aviv presso la Corte di Giustizia dell’Onu nel processo per genocidio. Che patetica ironia nelle parole di Scholz: “La Germania vuole essere dalla parte giusta della Storia”.

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