Il pugilato perde un mito, è morto Muhammad Alì. Aveva 74 anni, era malato di Parkinson da tempo

Muhammad Alì, un mito del pugilato, è morto a 74 anni, dopo aver combattuto a lungo contro il morbo di Parkinson. Ecco i momenti storici della carriera.

Muhammad Alì, un mito del pugilato, è morto a 74 anni, dopo aver combattuto a lungo contro il morbo di Parkinson. La malattia gli era stata diagnosticata nel 1984: da allora è stato comunque sempre presente in iniziative umanitarie. Cassius Marcellus Clay, nome di battesimo di Muhammad Alì, ha vissuto un periodo leggendario del pugilato, affermandosi come un grande campione, ma anche come un atleta con una forte personalità capaci di atti di ribellione. Il cambio di nome, avvenuto nel 1964 dopo la conversione all’Islam, è stato un gesto eclatante.

Uno dei momenti più toccanti della sua vita dopo il ritiro è quando ha fatto da tedoforo all’Olimpiade di Atlanta nel 1996. Già allora il tremore, causato dal Parkinson, era molto forte. Nel 2001 il regista Michael Mann ha girato il film Alì per celebrare le gesta del pugile. Tuttavia, le apparizioni dell’ex campione sono diventate sempre più rare per il progresso della malattia. All’Olimpiade di Londra, nel 2012, la sua condizione era molto peggiorata. Nel tempo sono stati numerosi i ricoveri legati ai problemi generati dal Parkinson.

La carriere di Muhammad Alì
Il primo grande successo di Cassius Clay risale al 1960 all’Olimpiade di Roma, nella categoria pesi mediomassimi. Il passaggio al professionismo ha segnato l’ascesa nella carriera del pugile, la cui agilità era impressionante: nel 1964 ha sconfitto il campione del mondo, Sonny Liston, conquistando il titolo nonostante alcuni gesti scorretti dell’avversario (aveva messo sale sui guantoni per provocare bruciore sulle lesioni). Dopo il trionfo Cassius Clay annuncia la conversione all’Islam: da quel giorno è per tutti Muhammad Alì. La rivincita concessa a Liston è un altro momento storico: il match dura appena un minuto per un pugno assestato al rivale. Anche se molti ritengono che Liston avesse simulato.

Alì si rende protagonista anche del rifiuto di partire per il Vietnam, perdendo le licenze per praticare il pugilato e lasciando il titolo. Il ritorno fu caratterizzato dalla sconfitta contro Joe Frazier, nel frattempo diventato detentore del titolo. Nel 1973, però, Muhammad Alì entra nella leggenda, battendo George Foreman, nonostante la potenza scagliata nei pugni dell’avversario: la qualità di Alì è stata quella di lasciar sfogare il rivale.

Nel 1974 si concede la soddisfazione di battere anche Frazier, facendo poi il bis nel 1975 nell’incontro organizzato nelle Filippine. Da allora ha conservato il titolo, ma gli anni hanno inciso sul rendimento del campione. Nel 1978 si è ritirato, da campione in carica, salvo tentare un rientro nel 1980: ma è stato sconfitto da Larry Holmes. L’ultimo match è datato 1981 contro Trevor Berbick.

Il bilancio della carriera di Muhammad Alì, in 61 incontri, è stato 56 vittorie, 37 delle quali per Ko. La diagnosi della malattia, i cui primi sintomi erano apparsi già nella fase finale della carriera, ha stravolto la vita del campione, che si è impegnato fino allo strenuo per iniziative umanitarie.