Il Punto di Mauro Masi. Bitcoin deve acquistare credibilità. Anche una moneta virtuale non può fare a meno di questo requisito fondamentale

La cifra è da capogiro 2.411 miliardi di dollari, quasi quanto il PIL annuale della Francia. Ed è quanto il trustee indipendente nominato dal Tribunale di Tokio ha accertato essere le richieste dei 24.750 creditori sparsi in tutto il pianeta nei confronti del fallimento di MtGox la piattaforma, basata in Giappone, che fino alla primavera del 2014 era stata il principale veicolo di compravendita di Bitcoin al mondo. Bitcoin è, come noto, uno strumento di scambio usato in Rete con alcune caratteristiche che lo avvicinano ad una valuta. E’ nato nel 2009 ed è riconosciuto e utilizzato da una parte non elevatissima, ma ciononostante significativa, degli operatori della Rete. Non ha ovviamente nessun ente che lo controlli o che svolga, sia pure in forma larvata, le funzioni di un “istituto di emissione”. Il suo valore commerciale è quindi molto variabile e fissato “in principles” in linea di principio: è passato da pochi centesimi di dollari a oltre mille: attualmente vale più o meno 472 dollari (circa 421 euro). MtGox è stata fondata e gestita dall’allora appena trentenne Marc Karpelès cittadino francese trasferitosi nel 2010 a Tokio. La piattaforma dichiarò fallimento nel febbraio 2014 (lo stesso Karpelès lo annunciò in diretta TV scusandosi con un plateale inchino) riportando una perdita per ragioni sconosciute di 750.000 Bitcoin della clientela e 100.000 della stessa società (pari a 345 milioni di euro); Karpelès è stato arrestato dalla polizia giapponese nell’agosto 2015 ed è tuttora recluso. In questi due anni gli investigatori giapponesi, e non solo, nonché molti esperti del mondo Bitcoins hanno tentato di capire come quasi 900.000 Bitcoins si siano letteralmente vaporizzati ma non è ancora emersa una pista credibile, anzi girano in Rete teorie “complottiste” le più svariate e pittoresche ( in genere sullo schema: “i poteri forti mondiali -???- hanno voluto far saltare uno strumento – il Bitcoin – che avrebbe liberato i cittadini dalla schiavitù delle Banche centrali e dal signoraggio”). Una cosa è certa, il presunto costo del fallimento MtGox ammonterebbe a circa 345 volte l’intero valore di tutti i Bitcoin oggi in circolazione che è di circa 7 miliardi di dollari. Il trustee giapponese ha peraltro già annunciato che, sinora, solo 414 milioni di dollari di crediti sono stati ammessi al passivo e che le attività accertate,  e quindi distribuibili ai creditori pro quota, non superano i 91 milioni di dollari : è chiaro che per molti si sta materializzando il rischio di enormi perdite. In quest’ottica, e al di là delle teorie complottiste, la vicenda MtGox segnerà effettivamente un punto di svolta per la diffusione di Bitcoin soprattutto perché si dovrà capire quanto il sistema attuale sia più o meno facilmente violabile e perché. Dopotutto anche una moneta “virtuale” non può fare a meno del requisito fondamentale che ha sempre dovuto avere ogni moneta cartacea fin dal suo primo apparire: la credibilità.