Il Recovery Plan spingerà la crescita di almeno tre punti. Previsti investimenti sulle politiche attive del lavoro per 3,1 miliardi

Il Recovery Plan spingerà la crescita di almeno tre punti. Previsti investimenti sulle politiche attive del lavoro per 3,1 miliardi

“Questo piano ha una valenza trasformativa per il Paese: è un piano che serve a fare un salto di qualità alla nostra capacità produttiva e occupazionale, a realizzare una svolta risolutiva per la modernizzazione del Paese”. E’ quanto ha detto, a proposito del Recovery Plan, il premier Giuseppe Conte nel corso del video incontro tra i vertici Cgil, Cisl e Uil.

“Il governo – ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro – ha gestito una fase molto delicata con grande impegno. Stiamo lavorando per rispondere a lavoratori, imprese e famiglie. Non possiamo perdere tempo: dobbiamo spendere presto e bene i 209 miliardi del Recovery plan, è la nostra unica preoccupazione”.

“Grazie per il contributo che avete dato al paese in questi mesi difficili rinunciando anche alla vostre legittime rivendicazioni” ha detto il presidente del Consiglio sottolineando che il contributo dei sindacati sarà “valorizzato, perché questo passaggio che faremo con voi ci spingerà a modificare ulteriormente, per quanto necessario e opportuno, questo progetto”. “Oggi inizia il confronto con le parti sociali. Un confronto – ha detto Conte – che vogliamo intenso e costruttivo. Abbiamo una versione aggiornata, oggettivamente migliorata, del Piano”.

“Questo Piano – ha ribadito il premier – deve servirci a liberare il potenziale di crescita dell’economia, a dare impulso alla produttività e all’occupazione. E lo dobbiamo fare aumentando la capacità del nostro Paese di affrontare queste sfide e le trasformazioni in atto che riguardano anche le modalità organizzative del mondo del lavoro, rafforzando al contempo anche la coesione sociale”.

Il Governo ha garantito ai sindacati che, secondo le prime valutazioni del Mef, gli investimenti, gli incentivi e le riforme contenute nel Recovery Plan avranno un impatto che nel 2026, l’anno finale del Piano, “dovrebbe tradursi in una crescita di 3 punti percentuali più alta rispetto allo scenario a politiche invariate”. “Ma a noi – ha aggiunto Conte – non interessa solo il Pil. A noi interessa, direi ancor più, che il Piano avrà un impatto positivo anche su tutti gli indicatori di benessere e di sviluppo sostenibile, grazie agli investimenti attivati direttamente e indirettamente, e alle innovazioni tecnologiche introdotte”.

Nel Recovery plan, ha illustrato ai sindacati la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, sono previsti “investimenti sulle politiche attive del lavoro di 3,1 miliardi a cui si aggiungono i 500 milioni stanziati nella legge di bilancio”. “L’obiettivo del piano – ha aggiunto l’esponente dell’Esecutivo – è una rete unica per la formazione di tutti i lavoratori rafforzando i centri per l’impiego e con la collaborazione delle regioni e delle agenzie private”.

Parlando di ristori e misure economiche, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha annunciato che la prossima settimana il Governo incontrerà di nuovo i sindacati ricordando che “è stata potenziata la dimensione al sostegno alle politiche attive del lavoro con 4 miliardi: vogliamo riempire questi interventi di contenuti nel dialogo con voi partendo dall’assegno di ricollocazione”. Ci sono poi, ha aggiunto il titolare del Mef, “una serie di grandi operazioni sulle infrastrutture e sulla mobilità sostenibile, con un investimento massiccio sulle infrastrutture ferroviarie in tutto il paese, sui porti, sul rinnovo del Trasporto locale collegato alla costruzione di una filiera produttiva italiana in questo settore”.

Infine Gualtieri ha ricordato che è stato “potenziato molto il capitolo dedicato all’istruzione e ricerca” e quello delle infrastrutture sociali, dagli asili nido alle infrastrutture per il lavoro di cura; puntiamo a sostenere sia l’indipendenza dei giovani – penso alle case dello studente e ad altre misure di questo tipo – sia la liberazione delle donne dal lavoro di cure, attraverso, appunto, tutta una coerente filiera di infrastrutture sociali”.