In Lombardia è rivolta contro la Sanità dei ricchi

In Lombardia la Sanità è tema di accese proteste: nel mirino ci sono le liste d'attesa infinite e ospedali con poche risorse.

In Lombardia è rivolta contro la Sanità dei ricchi

La domanda è retorica e gioca sulla coincidenza della data in cui è stata fissata la manifestazione con il primo aprile, giornata proverbialmente dedicata allo scherzo. “Sani come un pesce?” è il titolo della mobilitazione indetta da Medicina democratica, Coordinamento lombardo per il diritto alla salute, Forum per il diritto alla salute, e alla quale hanno già aderito numerose associazioni, dalle Acli lombarde, alla Lila nazionale, ai Sentinelli. In una regione dove la sanità è sempre più in mano private, con liste d’attesa che raggiungono casi limite come quello di 1.300 giorni (quattro anni circa) per una colecistectomia, con una medicina territoriale smantellata in trent’anni di governo delle destre, la manifestazione di sabato 1 aprile in piazza del Duomo a Milano è stata indetta per ricordare che la salute è un diritto di tutti garantito dalla Costituzione, “mediante un servizio sanitario nazionale (e regionale) che persegua la prevenzione, la cura e la riabilitazione”.

In Lombardia la Sanità è tema di accese proteste: nel mirino ci sono le liste d’attesa infinite e ospedali con poche risorse

“Abbiamo deciso di anticipare la Giornata Mondiale della Salute e quella Europea contro la Commercializzazione della Salute, che cadono il 7 aprile, e cioè di venerdì santo, per ovvie ragioni”, spiega Marco Caldiroli, tra gli animatori del sito “Curiamo la Lombardia” e presidente nazionale di Medicina Democratica, “al centro dell’iniziativa ci sono tutte le rivendicazioni che abbiamo elaborato in questi anni cruciali, in cui sono esplose in maniera drammatica le gravi inefficienze del servizio sanitario pubblico, depauperato e mortificato da 30 anni di scelte dissennate”.

Sabato a Milano la manifestazione “Sani come un pesce”

“Le istituzioni, le regioni e i privati”, dice il medico Vittorio Agnoletto, responsabile scientifico dell’Osservatorio Salute e conduttore di “37e2”, programma sulla salute di Radio Popolare, “ci trattano come clienti, che si aggirano indecisi tra le bancarelle, clienti da ‘pescare’, da sfruttare, non persone da curare e riportare in salute. Nel sistema che si sta prefigurando non c’è posto per chi non ha soldi, anziani, fragili, persone disabili.

La prevenzione scompare perché non produce profitto

Con questa logica la prevenzione scompare perché non produce profitto. Non possiamo consentire che accada: la prevenzione, la cura e la riabilitazione sono tutte funzioni alla base del servizio sanitario pubblico, la salute è un diritto e non una merce. “La sanità pubblica è fondamentale per garantire una programmazione degli interventi e una corretta distribuzione e impiego delle risorse”, spiegano ancora in un documento gli organizzatori della manifestazione.

“Va definito”, dicono, “un piano socio-sanitario rispettando le esigenze e le caratteristiche locali in base ai bisogni di salute della popolazione. I cittadini, le associazioni, gli enti locali devono essere partecipi delle scelte che riguardano la salute. La sanità pubblica deve coprire tutti i Livelli essenziali di assistenza (Lea) come stabiliti per legge, quella privata è esclusivamente complementare, non sostitutiva del Servizio sanitario nazionale e tantomeno equivalente”.

“Non è accettabile la proposta di attribuire alle farmacie un ruolo sostitutivo nella medicina territoriale”

“Va tamponata con urgenza la mancanza di medici di Medicina Generale (MMG) e di infermieri sul territorio”, aggiungono, “e in prospettiva va abolito il numero chiuso alla facoltà di medicina. Da subito va potenziata la medicina territoriale, in relazione alle caratteristiche locali, prevedendo forme di lavoro in equipe dei MMG, riducendo le loro incombenze amministrative, recuperando l’attività clinica, incrementando il numero e rafforzando il ruolo degli infermieri “di comunità”. Non è accettabile la proposta di attribuire alle farmacie (quasi tutte private) un ruolo sostitutivo nella medicina territoriale”.

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