In Rai crescono solo gli evasori del canone

di Fausto Tranquilli

Perdite pesanti, pubblicità in drastico calo, ascolti diminuiti, inefficienze e sperperi. Mamma Rai? Più matrigna a come l’hanno descritta i giudici della Corte dei Conti. Analizzando la gestione della concessionaria radiotelevisiva nel 2011 e nel 2012, i magistrati contabili hanno stilato un rapporto con tutti segni negativi. L’unico elemento di crescita è quello delle famiglie che evadono il canone. Un record europeo.

Conti in rosso
La Corte dei Conti, nella relazione trasmessa alle Camere, ha evidenziato che nel conto economico della tv di Stato, nel 2012, si registrano perdite per 245,7 milioni, dovute agli oneri legati ai grandi eventi sportivi e all’accantonamento di 62 milioni per incentivare l’esodo del personale. Negativo anche il patrimonio netto: da 427,5 milioni a 294. E tutto per ripianare le perdite. Persi 59 milioni di pubblicità nel 2011 e 210 milioni l’anno successivo. Un’entrata diminuita, dal 2007, di 444 milioni, ben il 39%, a fronte di un aumento avuto invece da Sky di 110 milioni, Per non parlare delle spese relative alla diffusione dei programmi all’estero: -27,6 milioni. Notevole anche lo sbilanciamento tra ricavi e costi di produzione, che vede un segno meno davanti a 23,3 milioni di euro. “Segnale preoccupante – precisano i giudici – della situazione economico-patrimoniale e finanziaria della società di proprietà pubblica”.

Troppi portoghesi
Una piaga l’evasione del canone. La tv di Stato è tutta sulle spalle degli italiani, visto che il 60,5% delle entrate è rappresentato dal canone. Ma anche di pochi italiani, visto che l’evasione ha toccato il 27%, rispetto a una media europea ferma al 19%. Particolare grave, ma che non sembra preoccupare i vertici dell’azienda. “Al momento non sono state introdotte norme adeguate a contenere il fenomeno”, precisa la Corte dei Conti. Come del resto non è stato ritenuto ancora sufficiente il contenimento dei costi.

Ma quante spese
Mentre gli ascolti dei canali generalisti diminuiscono del 17,6%, l’azienda diretta da Luigi Gubitosi (stipendio da 650 mila euro l’anno) e presieduta da Anna Maria Tarantola (366 mila euro l’anno) ha 1.940 giornalisti, 11.851 unità totali di personale, per cui spende 922,6 milioni (+2,7%) e nel 2012 ha distribuito 244 consulenze, per 2,1 milioni di euro. Solo Sanremo, nel 2012, è costato 18,6 milioni, “costi elevati nettamente superiori ai ricavi”. I giudici sono stati categorici: i costi devono essere contenuti, sprechi e inefficienze eliminati, a partire da oggettistica promozionale e omaggi aziendali, e l’impostazione generale “adeguata al mercato”.