La tensione tra India e Pakistan ha raggiunto livelli mai visti da vent’anni, con scontri armati quotidiani lungo la Linea di Controllo (LoC) che divide la regione contesa del Kashmir. Da mercoledì scorso, in seguito a un attacco terroristico a Pahalgam attribuito a miliziani jihadisti, si sono susseguite rappresaglie incrociate tra i due Paesi. Il bilancio delle vittime è pesante: almeno 50 civili morti, tra cui una bambina di due anni, e decine di feriti.
Secondo le autorità indiane, il gruppo Jaish-e-Mohammad, sospettato della strage di Pahalgam del 22 aprile (26 morti), avrebbe ricevuto il sostegno di Islamabad. Le forze indiane hanno risposto con attacchi aerei e missilistici contro presunte postazioni terroristiche in territorio pakistano. Islamabad, che nega ogni coinvolgimento con il gruppo estremista, accusa Nuova Delhi di “isteria bellica” e sostiene di aver agito solo per difendersi.
India e Pakistan: ancora scontri e attacchi con droni
Nelle ultime 48 ore, si sono intensificati gli attacchi con droni e colpi di mortaio da entrambi i lati del confine. L’India ha riferito di “molteplici incursioni notturne di droni pakistani” e di “violazioni del cessate il fuoco” in settori chiave del Kashmir, come Uri e Naushera. L’esercito di Nuova Delhi ha risposto con contrattacchi e ha dichiarato di aver abbattuto almeno due droni e colpito postazioni dei Pakistan Rangers.
Dall’altra parte, il governo pakistano ha accusato l’India di aver bombardato aree civili nel Kashmir pakistano, causando la morte di cinque persone, tra cui una bambina, e il ferimento di oltre 12 civili. Le autorità di Muzaffarabad e Kotli parlano di “bombardamenti indiscriminati contro abitazioni”. L’esercito pakistano ha reagito prendendo di mira tre postazioni indiane lungo la LoC.
Timori per un’escalation nucleare
Il clima tra i due Paesi, entrambi dotati di armi nucleari, è reso ancora più teso dalla chiusura di aeroporti civili in India (24 nel quadrante nord-ovest) e dalla sospensione delle attività scolastiche in tutto il Kashmir indiano e nelle aree di confine del Pakistan. A Lahore, città strategica vicino al confine, si sono registrate esplosioni nella notte, attribuite da Nuova Delhi ad attacchi preventivi contro infrastrutture militari.
Il portavoce del ministero degli Esteri pakistano, Shafqat Ali Khan, ha definito il comportamento dell’India “una minaccia per la stabilità regionale” e ha invitato la comunità internazionale a “prendere atto del rischio crescente di un conflitto tra potenze nucleari”.
Appelli alla calma e guerra dell’informazione
Numerosi Paesi, tra cui Stati Uniti e Iran, hanno lanciato appelli alla moderazione. “Non ci lasceremo coinvolgere in una guerra che non ci riguarda”, ha dichiarato il vicepresidente americano J.D. Vance. Teheran, attraverso il ministro degli Esteri Abbas Araghchi, ha tentato una missione diplomatica in entrambi i Paesi, offrendo mediazione.
Intanto, anche sul fronte digitale si consuma lo scontro. L’India ha ordinato al social network X di bloccare oltre 8.000 account, tra cui quelli di testate giornalistiche e personaggi pubblici pakistani, accusati di “disinformazione e incitamento all’odio”. X ha confermato di aver ottemperato, pur denunciando “pressioni e censura”.
Un equilibrio fragile
Nonostante i toni ufficiali restino prudenti – entrambi i governi negano di voler una guerra aperta – i fatti parlano di una escalation incontrollata. Il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar ha assicurato che “l’India non cerca un conflitto”, ma ha promesso una “risposta ferma” a ogni nuova provocazione. L’auspicio è che la diplomazia riesca a fermare una spirale che, altrimenti, potrebbe travolgere l’intera regione.