Il king maker non ne azzecca una. Salvini rischia un altro Papeete. La carta Crosetto della Meloni lo ha messo alle corde. Matteo lancia Massolo, ma è la mossa della disperazione

La carta Crosetto della Meloni ha messo alle corde. Salvini lancia Massolo, ma è la mossa della disperazione.

Comunque vada, è stato un disastro. La prova di maturità per Matteo Salvini è fallita. Sull’elezione del Capo dello Stato, il leader della Lega ha frantumato il centrodestra, facendo irritare Silvio Berlusconi, che ha preso atto di un sostegno timido nelle scorse settimane, e mandando su tutte le furie Giorgia Meloni, che non ha condiviso la strategia del suo alleato. Salvini è insomma riuscito nell’impresa titanica di non imbroccare nemmeno una mossa, da quando il suocero, Denis Verdini, gli ha messo in testa di fare il kingmaker, attraverso la lettera riportata dal Tirreno dagli arresti domiciliari.

FALò DI CANDIDATI. Nella foga di rendersi protagonista, infatti, l’ex Capitano ha iniziato a bruciare nomi su nomi: è stato l’artefice di un grande falò. Dopo aver illustrato la rosa di tre nomi (leggi l’articolo), Carlo Nordio, Letizia Moratti e Marcello Pera, ha lanciato nella mischia la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, tutt’ora in ballo, minacciando la prova di forza. In pratica ha scavalcato se stesso, senza nemmeno attendere una risposta dal Pd e dal M5S. Poi, appurata l’impossibilità di forzare su Casellati, a cui mancavano addirittura i voti del centrosinistra, si è rimesso in moto.

Per sembrare l’uomo risolutivo della partita ha prodotto il naufragio comunicativo sul nome di Sabino Cassese (leggi l’articolo). L’incontro con il giurista è diventato un capolavoro del teatro dell’assurdo, che ha mandato all’aria la presunta carta coperta del Carroccio. Il coniglio non è uscito dal cilindro, è rimasto incastrato. “Quello che si sta vedendo negli ultimi giorni, non era mai capitato prima”, sintetizza nei corridoi della Camera un deputato di centrodestra di lungo corso.

Quello di Cassese non è l’unico profilo lanciato nella mischia in maniera scriteriata. Non avendo altre idee, ecco che è stato ripescato Franco Frattini, di recente diventato presidente del Consiglio di Stato. Una proposta già archiviata dal centrosinistra per la mancanza del profilo atlantista dell’ex ministro degli Esteri e dal M5S per eccesso di berlusconismo. Come se non bastasse, nella serata di ieri Salvini ha tracciato l’identikit di Giampiero Massolo, ex capo dei servizi segreti e diplomatico, oggi numero uno dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) e di Fincantieri, come Presidente della Repubblica.

Un curriculum, nei fatti, molti vicino a quello di Elisabetta Belloni, attuale numero uno degli 007 italiani (leggi l’articolo). Proprio oggi, conversando con alcuni suoi fedelissimi alla Camera, il numero due leghista, Giancarlo Giorgetti, aveva definito Belloni come “una candidata che si può votare”. Il capo del suo partito, però, la pensa diversamente: ha voluto pescare comunque un candidato dai servizi segreti. Ma ricorrendo a un ex capo, non a quella attuale. E si fatica a comprendere la logica dell’operazione.

KINGMAKER DI ERRORI. Del resto la cronistoria delle ultime ore è ricca di vicende quasi grottesche che vedono Salvini nel ruolo di protagonista. Un kingmaker, sì, ma di errori. Un esempio? Mentre cercava di imporre la sua linea, è sbattuto contro il muro eretto da Meloni, che nel blitz mattutino di martedì ha schierato Guido Crosetto come candidato di bandiera. Il significativo risultato della seconda votazione (leggi l’articolo) aveva anche solleticato gli appetiti di Fdi, che stava immaginando a un bis per verificare una possibile crescita di preferenze nei confronti dell’ex deputato e tra i fondatori del partito meloniano.

Secondo quanto risulta a La Notizia, ci sono state delle telefonate per sondare gli umori di altri parlamentari, eventualmente interessati a sostenere la candidatura di Crosetto. Una ricognizione bloccata sul nascere. Per evitare brutte sorprese, Salvini ha preteso l’astensione alla quarta votazione. Il reggente azzurro, Antonio Tajani, ha accettato più per necessità che per convinzione, mentre in FdI è cresciuto il malumore. Alla Camera, un deputato di Forza Italia si è sfogato ad alta voce: “Bisognerebbe dirgli che la smetta di giocare. Non ne ha azzeccata una, ci sta portando alla rovina”.

Ma adesso tocca fare sul serio. A suonare la sveglia è stato il deputato di Coraggio Italia, Osvaldo Napoli. “Arrivati a questo punto significa per un intero ceto politico certificare il proprio fallimento davanti al Paese. Quelli che hanno o ritengono di avere il bandolo della matassa prendano coraggio e affrontino le loro responsabilità”. Solo che di responsabilità, al vertice della Lega, se ne vede poca…