La Sveglia

La Geo Barents deve ignorare Piantedosi

La colpa della nave di Medici senza frontiere? La Geo Barents ha commesso la terribile sregolatezza di ripescare 85 disperati.

La Geo Barents deve ignorare Piantedosi

Sarebbe bello guardarli negli occhi i governanti mentre impugnano l’ennesimo decreto Sicurezza, questa volta firmato dal ministro dell’Inferno, Matteo Piantedosi (nella foto), per multare tronfi la nave Geo Barents che non ha rispettato le regole mentre viaggiava verso il porto di Taranto.

La colpa della nave di Medici senza frontiere? La Geo Barents ha commesso la terribile sregolatezza di ripescare 85 disperati

La colpa della nave di Medici senza frontiere? Ha commesso la terribile sregolatezza di ripescare altri 44 disperati oltre ai 41 che già avevano salvato seguendo la richiesta dell’Imrcc, Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo. Piantedosi e la sua cricca hanno deciso che non si può compiere più di un salvataggio per volta. E perché non posso soccorrere qualcuno mentre sto portando in salvo qualcun altro?, si potrebbe chiedere qualsiasi lettore attento: semplicemente per scoraggiare i salvataggi, ovvio.

Usare la burocrazia come fardello da scaricare sui “nemici” perché non esistono regole per poterli fermare è solo l’ennesima vigliaccheria, del resto. Sarebbe bello guardarli negli occhi, questi governanti, mentre ascoltano i sopravvissuti raccontare cosa stia restare su un barchino a caracollare in mezzo al mare per 3 giorni mentre usavano i loro abiti per tappare i buchi da cui imbarcavano acqua.

Sarebbe utile osservare il ministro e i suoi colleghi mentre sentono i racconti di quel ragazzo che ha visto ammazzare persone in Libia perché non avevano i soldi per potersi imbarcare. “Questa è la realtà di quello che avviene in Libia, di quello che avviene nel Mediterraneo centrale in cui ogni momento è importante tra la vita e la morte”, spiega la responsabile dei soccorsi a bordo della Geo Barents, Fulvia Conte.

Ma anche questo lo sappiamo tutti, da anni. Ciò che accade in Libia è scritto nei report delle autorità internazionali. Anche negli uffici del governo conoscono bene la situazione. Sarà per questo che si affannano a scrivere norme che sono omeopatia giuridica utile solo a sfamare gli istinti dei propri elettori.

Questo ennesimo decreto Sicurezza è carta straccia. Non rispetta la nostra Costituzione che all’articolo 10 riconosce il diritto d’asilo allo straniero “al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana”, contraddice tutti i trattati che impongono l’obbligo di prestare soccorso alle persone in pericolo o in difficoltà in mare, dalle Convenzioni Solas del 1914, Sar del 1979, Unclos del 1982 e Salge del 1989. Lì dentro c’è scritto nero su bianco che gli Stati responsabili della zona di ricerca e soccorso (la cosiddetta Sar) devono adoperarsi perché le persone salvate in mare siano sbarcate nel più breve tempo ragionevolmente possibile in un luogo sicuro dove “le operazioni di soccorso si considerano concluse” e in cui “la sicurezza dei sopravvissuti o la loro vita non è più minacciata e dove le loro necessità umane primarie possano essere soddisfatte”.

Concetto ripetuto da una sentenza della Corte di giustizia Ue dello scorso agosto (processo Sea Watch) e dalla sentenza di Cassazione, la 6626 del 2020, quella che diede ragione a Carola Rackete. Chissà che occhi avranno Piantedosi e la sua ciurma di politici che lo appoggiano quando per l’ennesima volta le Ong non rispetteranno le sue disposizioni che non valgono nulla e si innescheranno i soliti contenziosi davanti a un giudice che verrà a sua volta accusato di non agire secondo il “buon senso”.

Così ancora una volta scriveremo articoli in cui ricorderemo che l’immigrazione è un tema politico che richiederebbe visioni politiche mentre noi continuiamo ad avere a che fare con azzeccagarbugli e l’invenzione di regole illegittime. Ancora una volta.

 

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