La Gioventù bruciata. Dei nonni

di Marco Castoro

Tutta la vita come bere una bibita ghiacciata d’estate. Nemmeno il tempo di assaporare il gusto del successo che arriva la tragica fine. In poco più di un anno James Dean è diventato un mito. Tre film capolavoro e poi lo schianto con la Porsche spyder 550. Un premio Oscar e una nomination da morto. Ma per i ribelli degli anni Cinquanta James Dean non è mai morto. Ha continuato a vivere dentro di loro per anni finché sono diventati nonni. Ora hanno l’occasione di riammirarlo di nuovo nel secondo e penultimo film, Gioventù bruciata, che da domani torna restaurato nelle sale cinematografiche grazie all’intervento della Cineteca di Bologna. Le tre pellicole immortali di Dean sono state girate tra il 1954 e il 1955. Nel giorno della sua morte, il 30 settembre 1955, era prossimo all’uscita Gioventù bruciata mentre Il Gigante aveva appena fatto in tempo a finire le ultime scene. Il primo film, La Valle dell’Eden, gli aveva già dato la fama.

IL FILM MALEDETTO
Gioventù bruciata resta un film cult per le generazioni ribelli, antecedenti ai Beatles. Lo scontro con i genitori (tra l’altro la scena che vede Dean picchiare il padre è stata censurata), le amicizie pericolose, una vita sballata alla continua ricerca di sfide per giustificare l’esistenza, fanno del film uno specchio per tutti coloro che hanno voluto immedesimarsi nel diciassettenne Jim Stark. Un tipetto che non ha nulla a che fare con i trentenni mammoni dei nostri tempi. Il film si è guadagnato sul campo l’etichetta di “maledetto”, non solo per il tormento dell’anima dei suoi personaggi, bensì per l’alone drammatico che ha unito i tre interpreti principali. Dean morì in un incidente automobilistico, Sal Mineo fu assassinato nel 1976, Natalie Wood annegò in circostanze non del tutto chiarite a 43 anni nel 1981.