La guerra di Mediaset a Google e Facebook

di Giuliano Balestreri per La Repubblica

Coloni dal nuovo mondo. Pirati del web. Ma anche elusori fiscali. Di certo capaci di distorcere la concorrenza sul mercato dei media. L’attacco di Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, è diretto ai giganti del web, Google, Facebook e Amazon, “i colossi multimediali, gli operatori di internet” producono ricchezza in Italia ma “la portano altrove e non pagano le tasse: a noi questa sembra una forma di neocolonialismo”. Il numero uno del Biscione apre l’assemblea degli azionisti e rincara la dose: “Esiste un tema di tassazione per cui Google, Facebook e Amazon generano utili in Italia ma non pagano qui le tasse”. Anche per questo Confalonieri difende l’obiettivo della web tax: “Era giusto: colpire forme moderne ma non per questo meno odiose di evasione”.

Non è certo la prima volta che Mediaset attacca frontalmente i giganti della new economy. Nel 2008 il Biscione aveva denunciato Google e Youtube per violazione del diritto d’autore su Internet. La causa è ancora in corso, ma nel frattempo Italia On Line ha subito una condanna per lo stesso argomento. A Mountain View, Mediaset contesta la mancata vigilanza sulla pubblicazione online di 65 mila video coperti da diritto di autore: una violazione, secondo il gruppo televisivo, del valore di 800 milioni di euro. Un’analoga causa in Spagna, però, ha visto la controlla di Mediaset Telecinco uscire perdente con le richieste nei confronti di Google rispinte anche dal giudice in appello.

Il tema è certo più
delicato oggi, fosse solo per colpa della congiuntura perché la ripresa – agli occhi di Mediaset – non c’è. Almeno non è strutturale per quanto riguarda i consumi delle famiglie italiane. Per questo il ritorno all’utile di Mediaset nel 2013 è positivo, ma “fragile” come l’economia del Paese. D’altra parte le difficoltà dell’Italia, nonostante le mosse del governo, sono chiare anche alle agenzie di rating. Pochi giorni fa Fitch ha notato come “il potenziale di crescita italiano sia più basso rispetto al resto dell’Eurozona”. E anche il 2014 del gruppo non è iniziato in salita con un raccolta pubblicitaria in calo dell’1% nei primi tre mesi dell’anno e un sostanziale pareggio nel quadrimestre.

In questo contesto i 9 milioni di utili del gruppo rappresentano un buon risultato così come la “messa in sicurezza del nostro bilancio”, ma non possono essere un punto d’arrivo. Anche perché secondo il presidente adesso Mediaset è “sufficientemente attrezzata per cogliere oppportunità industriali nel mondo della distribuzione di contenuti digitali a pagamento”. D’altra parte sul piatto c’è il progetto di integrazione delle pay-tv in Italia e in Spagna (Premium e Digital+).

Un piano confermato dal vice presidente del gruppo, Pier Silvio Berlusconi che ha detto: “Non intendiamo vendere Premium. C’è l’interesse da parte di più gruppi internazionali con cui stiamo dialogando, ma non c’è nessun accordo vincolante siglato”. L’idea è quella di un “programma di sviluppo” nel segmento Pay anche con un “partner industriale” e con il coinvolgimento del 22% di Digital Plus. In particolare Mediaset è in contatto con gli arabi di Al Jazeera e i francesi di Canal Plus per una possibile alleanza in Premium, mentre attende ancora di sciogliere il nodo dell’azionariato nella spagnola Digital+ dove ha una quota del 22% come Telefonica: il socio di maggioranza è Prisa che ha messo sul mercato il proprio 56%.

“Dopo un periodo di necessari risparmi – ha spiegato Confalonieri – abbiamo voglia di tornare a investire innanzi tutto nel core business perchè siamo consapevoli che tutto parte dai contenuti e su questo bisogna essere aggressivi come abbiamo fatto per la Champions League. Adesso il mercato è più equilibrato”.