La mafia a Palermo aiutata da notai e imprenditori: 18 arresti tra boss, gregari e professionisti

A Palermo sono stati disposti 18 arresti nei confronti di esponenti del clan di Resuttana: coinvolti anche imprenditori e notai.

La mafia a Palermo aiutata da notai e imprenditori: 18 arresti tra boss, gregari e professionisti

Imprenditori, notai, commercialisti. La mafia a Palermo si appoggia anche a diversi professionisti. È questo uno degli elementi emersi dall’inchiesta della procura di Palermo che ha portato all’arresto di 18 persone nel capoluogo siciliano: per 16 di loro il gip ha disposto il carcere, per altri due i domiciliari. In manette sono finiti boss, gregari e anche professionisti, come detto.

Il blitz contro il clan di Resuttana nasce dalle indagini coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Marzia Sabella. Viene di fatto smembrato uno dei più ricchi mandamenti di Palermo, oltre che tra i più potenti: alcuni uomini d’onore, intercettati nel corso delle indagini, parlavano dei vertici della cosca sostenendo che “hanno una città nelle mani”. Le accuse contestate sono quelle di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga, detenzione illegale di armi, violazione dell’obbligo della sorveglianza speciale. Il clan continuava nella riscossione del pizzo, ma esercitava anche il controllo e la gestione dei servizi funebri all’ospedale di Villa Sofia. 

Mafia, il ruolo del boss arrestato a Palermo

Le intercettazioni hanno svelato la riorganizzazione del clan dopo la scarcerazione del capo del mandamento, Salvo Genova, tornato in libertà nel 2019. Ed emerge anche una sorta di venerazione per il boss da parte di tutti gli affiliati al clan. Per il questore di Palermo, Lepoldo Laricchia, l’aspetto più rilevante dell’indagine è l’aver “portato alla luce la collaborazione alle attività criminali di professionisti, la cosiddetta borghesia mafiosa, che non ha esitato a mettere a disposizione le proprie competenze a vantaggio di Cosa nostra” e del boss. Coinvolti anche imprenditori “della ristorazione”, che hanno “costituito una vera e propria impresa mafiosa insieme con il reggente del mandamento”.