La Meloni svende il taglio del cuneo fiscale a Confindustria

Il Governo promette misure anche favore delle imprese nella prossima manovra, a partire dal taglio al cuneo fiscale.

“Le famiglie sono state dimenticate. Tutti i soldi contro il caro bollette sono destinati alle imprese”. L’atto d’accusa arriva dall’Unione nazionale consumatori. Ma è indubbio che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni stia cercando di accreditarsi e di farsi bello soprattutto agli occhi del sistema industriale. A cui – ieri nel corso dell’incontro con 24 sigle imprenditoriali a Palazzo Chigi – promette misure a favore anche nella prossima manovra, a partire dal taglio al cuneo fiscale, un tema caro a tutte le aziende.

Il Governo promette misure anche favore delle imprese nella prossima manovra, a partire dal taglio al cuneo fiscale

Il nodo, però, è quello delle risorse, impegnate per la gran parte sull’energia. La premier garantisce l’intenzione di reperirne altre ma evidenzia anche il quadro di difficoltà del momento. Difficile, dunque, arrivare già nella legge di Bilancio al taglio di cinque punti a favore di imprese e lavoratori, che ha un costo rilevante (16 miliardi nella proposta più volte lanciata dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi) ma che resta un obiettivo nella legislatura: si punta almeno a confermarlo nella misura di due punti, come previsto fino a fine anno.

Fino al prossimo 31 dicembre è infatti in vigore la decontribuzione del 2% per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35mila euro. Nel giro di tavolo con le associazioni delle imprese i temi e le proposte sottoposte al governo sono a tutto campo.

Dall’apprezzamento per le misure approvate con il decreto Aiuti quater, che premiano soprattutto le aziende, al pressing perché vengano potenziate, fino alla revisione del Reddito di cittadinanza con il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, alle pensioni con l’attenzione a salvaguardare i conti pubblici. Fino al ruolo delle banche e all’emergenza liquidità delle aziende che chiedono nuove garanzie pubbliche per facilitare l’accesso al credito.

Ci sono anche i consumi, in continua frenata, che impattano negativamente sul commercio e quindi sulla produzione: riportarli a livello pre-pandemico permetterebbe di recuperare 2,3 punti di Pil, stima Confesercenti. Sul tavolo anche le specificità del settore agricoltura. Centrale il Pnrr: il governo, sottolineano, garantisce il metodo del confronto, destinato a diventare periodico.

La richiesta delle imprese è di una verifica dell’impatto dell’andamento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Le associazioni lasciano Palazzo Chigi spiegando di attendersi, quindi, una convocazione a stretto giro dal ministro Raffaele Fitto per discutere anche “di possibili modifiche”. Ma c’è un’ombra nel faccia a faccia. Le imprese non perdonano all’esecutivo di voler depotenziare il Superbonus.

“Le misure annunciate dal Governo in materia di Superbonus rischiano di paralizzare l’intera filiera edilizia, con un effetto devastante su migliaia di aziende italiane”, dichiara Alberto Montanini, vicepresidente di Anima Confindustria. Bonomi non rilascia alcun commento. Si dovrà attendere il suo intervento oggi dal palco del forum della piccola impresa in Veneto.