L’attentatore di Manchester Abedi era rientrato dalla Libia. Arrestati il padre e il fratello

Era recentemente rientrato dalla Libia Salman Abedi, il kamikaze che lunedì sera, al concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena, ha ucciso 22 persone.

Era recentemente rientrato dalla Libia Salman Abedi, il kamikaze che lunedì sera, al concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena, ha ucciso 22 persone, tra le quali (come ha reso noto ieri il capo della polizia di Manchester Ian Hopkins) un’agente donna fuori servizio. A rivelarlo al Times è stato un amico di università di Abedi, il quale ha raccontato che il 22enne, già noto ai servizi segreti per i suoi rapporti con il 24enne Raphael Hostey, reclutatore di combattenti dell’Isis da mandare in Siria noto anche come Abu Qaqa al-Britani, “era andato in Libia tre settimane fa ed era tornato da pochi giorni”.

Legami con al-Qaida – Circostanza confermata dal padre di Abedi, Ramadan, che da Tripoli, prima di essere arrestato insieme al fratello minore dell’attentatore Hashem (che ha ammesso di essere a conoscenza dell’attacco), in una telefonata con l’Associated Press aveva cercato in tutti i modi di scagionare il figlio. “Non c’entra niente con l’attentato”, aveva spiegato l’uomo: “Ho parlato con lui cinque giorni fa ed era normalissimo. Voleva fare un viaggio in Arabia Saudita. E poi non siamo estremisti, non uccidiamo innocenti”. Il sito di Sky News Arabiya, citando proprie fonti e documenti dell’epoca di Muammar Gheddafi, ha però descritto Ramadan Abedi come un elemento filo al-Qaida: è stato “un componente del Libyan Fighting Group”, organizzazione islamica armata per lungo tempo legata ad al-Qaida, ha spiegato la Tv emiratina. Per gli inquirenti, comunque, il 22enne non avrebbe agito da solo. Tanto che nella giornata di ieri la polizia ha arrestato 5 persone, l’ultima nella non lontana città di Wigan (nel nord-ovest dell’Inghilterra), sospettate di essere connesse con l’attentato. “È chiaro – ha spiegato ancora Hopkins – che c’è una rete su cui stiamo indagando”. Già il ministro dell’Interno, Amber Rudd (molto dura nei confronti degli Stati Uniti per i “dettagli confidenziali” sull’attacco fatti trapelare sui media), aveva fatto capire come fosse quasi impossibile per il terrorista non aver avuto aiuto, anche perché l’attacco di lunedì “è stato più sofisticato” rispetto ai precedenti. A riprova di ciò, c’è il fatto che l’ordigno usato alla Manchester Arena sarebbe stato “grande e complesso”, fabbricato con materiali difficili da trovare nel Regno Unito, come ha spiegato una fonte dell’intelligence americana citata da Nbc News.

Massima allerta – Nel Regno Unito l’allerta resta altissima. Dopo l’allarme lanciato dalla premier Theresa May sul rischio di un altro attacco imminente, saranno 3.800 i militari che verranno dispiegati nell’ambito dell’operazione “Temperer”, in vigore da ieri per rafforzare la sicurezza. Parlando alla Bbc, la Rudd ha tenuto a sottolineare che l’intervento dei militari a difesa di luoghi sensibili consentirà alla polizia di concentrarsi su altre questioni e che il governo britannico “prevede” che si tratti di un provvedimento temporaneo. O almeno questa è la speranza.