“Lavorare per una pace giusta, non tocca solo al Papa farlo”: l’intervista a Gribaudo (Pd)

Parla la vicepresidente del Pd, Chiara Gribaudo: "Lavorare per una pace giusta, l'Italia delle destre è diventata marginale in Europa".

“Lavorare per una pace giusta, non tocca solo al Papa farlo”: l’intervista a Gribaudo (Pd)
Siamo nel pieno del vertice Nato in un momento cruciale del conflitto in Ucraina. Chiara Gribaudo, vicepresidente del Pd, che ruolo sta giocando l’Italia di Giorgia Meloni?
“Mi pare che Meloni faccia una gran fatica. Da un lato sta provando a farsi riconoscere in un contesto internazionale che fino a ieri la guardava come feroce interprete del sovranismo. Dall’altro ogni volta che le parte la frizione, torna la populista euroscettica. Lo ha fatto anche recentemente in Parlamento, dove ha attaccato il Commissario Gentiloni. Il rischio è la marginalità dell’Italia nelle scelte delle cancellerie europee. Anche sul tema migranti, l’Italia sta rischiando l’isolamento. E i suoi alleati storici come la Polonia sono i più duri a dire no alle nuove regole sulle politiche migratorie”.
Sembra complicarsi la promessa a Zelensky di un suo ingresso veloce nel patto atlantico…
“L’ingresso nel Patto Atlantico non è tema da campagna o da promesse elettorali. Serve l’unanimità di tutti i membri. L’obiettivo è liberare l’Ucraina dalla guerra e dall’invasione russa, dare una mano alla ricostruzione del Paese, e poi accelerare sull’ingresso in Ue ed eventualmente nella Nato. Ma ogni cosa a suo tempo. Mentre continuiamo a sostenere l’Ucraina senza se e senza ma, bisogna provare a lavorare anche per una pace giusta. Serve un lavoro di diplomazia che non possiamo lasciare unicamente a Papa Francesco e alla Chiesa”.
A proposito di Europa. Non le sembra che ci sia poca consapevolezza sul reale rischio di perdere un’occasione come il Pnrr?
“La verità? Non erano pronti 9 mesi fa, e non lo sono oggi. Fitto ha annunciato che finalmente manderà le modifiche al Piano. Il rischio reale è perdere altro tempo e quindi le risorse necessarie per modernizzare l’Italia. Volenti e nolenti, sono i migliori alleati dei teorici dell’austerity. Per la prima volta l’Europa fa debito comune, e proprio l’Italia la nazione che avrebbe da usare più risorse di tutti, non riesce a spenderli. Se fallisce l’Italia nella spesa del Pnrr, fallisce l’idea di Europa solidale che stava nascendo post-covid. In fondo è l’idea della destra europea, integrazione solo economica e monetaria e nulla più. Proprio per questo le prossime Europee sono una sfida all’anima che deve avere l’Ue del futuro. Noi ci siamo”.
Cosa accadrà con il Mes?
“Pura furia ideologica. Per anni hanno sbraitato contro il Mes, e l’Europa cattiva che voleva controllare l’Italia. Adesso sono al governo. E ogni giorno che passa di mancata ratifica, l’Italia diventa sempre meno credibile tra le cancellerie europee. Quanto a lungo possono andare avanti così? Già in commissione sono andati sotto. Su questo il Pd non fa sconti”.
Mentre infuriano i casi Santanchè, Delmastro e gli scontri con la magistratura, Giorgia Meloni non parla più…
“E cosa deve dire? Sì avete ragione, non ho una classe dirigente all’altezza del governo del Paese? Direi che l’imbarazzo suggerisce il silenzio. Però per quanto possa girarsi di lato e far finta di nulla, le Santanché, i Delmastro, e anche i La Russa, incidono sulla reputazione e sull’immagine di questa maggioranza e di questo governo. Pesantemente”.
Voterete la mozione di sfiducia della ministra Santanchè?
“Per dignità dovrebbe dimettersi. Dopo la puntata di Report, mi pare evidente che non ha raccontato la verità fino in fondo al Parlamento. Se questo non dovesse succedere, sì voteremo a favore della mozione di sfiducia”.
Con Schlein il Pd finalmente ha cambiato rotta sugli accordi con la Libia. Sarà possibile cambiarla anche a livello nazionale e europeo?
“Sono tra quei pochi parlamentari che ha sempre votato contro il memorandum libico. Quindi sì, sul tema abbiamo cambiato decisamente rotta, è doveroso. Ma non è solo una questione umanitaria che ci muove. L’Italia e l’Europa stanno invecchiando rapidamente. Servono nuove regole e nuove canali per l’immigrazione. Soprattutto perché ne abbiamo bisogno per salvare il nostro sistema economico e sociale. Abbiamo bisogno dei migranti almeno quanto loro hanno bisogno dell’Europa. È realismo pragmatico. Zero ideologia”.
Il Pd è consapevole degli errori fatti sugli accordi con i libici?
“Direi di sì. E per questo anche sulla Tunisia ci opponiamo a scelte simili. Detto ciò, non c’è da fare processi o confessioni pubbliche da parte di nessuno. Dobbiamo avere il coraggio di rovesciare una narrazione tossica in Italia e in Europa”.
Schlein. Chi l’ha votata dice è troppo molle. Chi si oppone dall’interno dice che è troppo radicale e massimalista. Non si rischia di scontentare tutti?
“Si tenta inevitabilmente di polarizzare. Schlein rappresenta una novità perché fa parte di una generazione che non viene da Ds o Margherita, è una nativa democratica, ha una naturale portata innovativa. La dirigenza del Pd era meno abituata perché ha un percorso diverso. Non credo sia né molle né massimalista. Molle non mi pare perché ha messo al centro battaglie da cui bisognava ripartire per strutturare un percorso veramente progressista, penso al salario minimo e a una tensione diversa al mondo che cambia. Lo fa non ponendo questioni che guardano al passato ma con un livello di contemporaneità a cui si dovrà abituare il Pd”.
La convergenza sul salario minimo può essere il primo passo di un’alleanza elettorale?
“È un buon inizio. Perché insisto nei prossimi anni dobbiamo attrezzarci a fare opposizione dura e senza sconti. Detto ciò, prima di pensare alle alleanze dobbiamo fare bene il Pd. La prima alleanza è quella con gli astenuti. Sulle tematiche dobbiamo continuare a costruire il fronte dell’opposizione. Non dobbiamo però rinunciare alla nostra cifra politica, con questa nuova guida che sancisce un passaggio delicato e importante. In questa fase storica la segretaria fa bene a provare a sedersi con tutti perché vincerà il leader più aperto, non quello più fazioso ed egoriferito. Magari con un nuovo approccio, non solo leaderistico come l’abbiamo conosciuto fin qui”.
Guardando al Pd da fuori sembra già iniziato il logoramento dei guastatori contro la segretaria…
“Purtroppo è una prassi consolidata. Dovremmo imparare anche dai nostri avversari politici che le discussioni di merito vanno benissimo ma i personalismi non portano a nulla. Mi auguro che ci sia il buon senso e la responsabilità di capire che in una situazione come questa, con il governo più di destra dal dopoguerra a oggi, non serva alimentare una discussione surreale e incomprensibile. Chi si assume oggi la responsabilità di fare quello che fa non è in connessione con il nostro popolo che è stufo di questo dibattito incomprensibile. Chi si mette da quella parte oggi è un irresponsabile”.