Le banche tornino

di Gaetano Pedullà

Senza il credito l’economia muore. Può venire il miglior governo del mondo, il più efficiente parlamento del pianeta, ma niente farà ripartire le imprese se le banche non danno un euro. E questo è quello che sta accadendo in Italia ormai da troppo tempo, come non nega neppure l’Abi, l’associazione bancaria italiana. Gli istituti si difendono sostenendo che è diminuita la domanda di credito da parte delle aziende, costrette a produrre meno per via del calo dei consumi. Contemporaneamente sono cresciute le sofferenze (cioè i finanziamenti che le banche non riescono a farsi restituire) e così la stretta è inevitabile. Quello che non dicono è che però anche le aziende sane sono lasciate al loro destino. Tra burocrazia, scuse e richieste di garanzie sempre più elevate, il sostegno bancario è ridotto al minimo. Su questo piano la Banca centrale europea fin ora ha fatto flop, restando alla finestra mentre gli istituti utilizzavano la liquidità disponibile e i miliardi erogati dall’Eurotower all’1% per acquistare Buoni del Tesoro che rendevano cinque volte tanto. E pazienza se poi non c’era più un soldo per sostenere la cosiddetta economia reale. Di fronte a questo stallo, il nostro governo si è mosso più volte in favore delle banche, arrivando ora a sacrificare il più inviolabile dei forzieri: Palazzo Koch. Con la rivalutazione delle quote di Bankitalia detenute dalle banche private (Intesa, Unicredit, Montepaschi, ecc.) lo Stato rinuncerà ad entrate rilevanti mentre gli istituti di credito azionisti si distribuiranno subito enormi dividendi. Un regalo, insomma, contro il quale ieri è stata bagarre in Parlamento. Proteste inutili, perché le banche è come se avessero già questi soldi in cassa. Molto più utile potrebbe essere invece una decisa moral suasion di Palazzo Chigi e via Nazionale perché questa volta i soldi servano a finanziare davvero famiglie e imprese. All’orizzonte ci sono piccoli segnali di ripresa. Ora le banche non hanno più scuse.