Le mafie si dividono il Lazio. Tutti i clan portano a Fondi. Camorra, ‘ndrine e pure Cosa nostra. Al Mercato ortofrutticolo non manca niente

Un giro milionario tra frutta, usura e verdura. La Dda ordina nuovi arresti a Fondi, dove il mercato ortofrutticolo è assediato da ogni genere di clan

Il grande Mercato ortofrutticolo di Fondi è un approdo irrinunciabile per i clan di mezza Italia. Tra pomodori e melanzane gli affari vanno a gonfie vele e ‘ndrine, Camorra e Cosa Nostra vogliono tutte la loro parte. Ieri la Direzione distrettuale antimafia ha sgominato un giro criminale che ruotava attorno a una società di trasporti, “La Suprema Srl”, i cui introiti arrivavano alla famiglia di Giuseppe D’Alterio detto Peppe ‘o Marocchino e ritenuto vicino ai clan della Camorra. Ma questo è solo l’ultimo dei business delle cosche saltato fuori grazie a un lungo lavoro degli investigatori. Sei le persone arrestate tra Terracina, la stessa Fondi e Mondragone, in provincia di Caserta, e due sono ancora ricercate. Tutti accusati di estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, impiego di denaro di provenienza illecita, al trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni, commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Per la Procura antimafia, il loro modus operandi era abbastanza semplice: minacciare e intimidire i concorrenti per monopolizzare i trasporti da e per il mercato ortofrutticolo, fino a imporre una propria tassa sui movimenti effettuati dalle altre ditte. E non solo. D’Alterio avrebbe assunto il controllo della “Suprema srl” utilizzando un prestanome per eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali alle quali era sottoposto.

Convivenza tra cosche – Ma sono diverse le inchieste della Dda che documentano la presenza e l’interesse delle organizzazioni criminali più potenti nel Sud Pontino. In particolare il mercato ortofrutticolo sembra registrare negli anni un “tutto esaurito”. Qui hanno esteso i loro tentacoli, già da tempo, le cosche campane, calabresi e siciliane. Clan radicati e che riescono ad “abitare” insieme. Infatti, in questo territorio è storicamente certificata una convivenza tra le diverse organizzazione criminale. Che hanno deciso di non sgomitare. Infatti, inchieste e operazioni antimafia non hanno mai portato alla luce guerre di mafia o contrasti tra clan nel Lazio. Fondi, poi, ha giocato un ruolo strategico nello scacchiere criminale proprio per l’esitenza del Mof, uno dei più grandi mercati ortofrutticoli d’Italia e d’Europa. Ed è diventato un punto nevralgico per gli affari delle cosche, che sono riuscite a stringere anche accordi con la politica.

Nuova cupola pontina – La convivenza di diverse mafie ha fatto emergere nel tempo la necessità di creare un’organizzazione centrale, ovvero una Cupola pontina composta da ‘ndranghetisti, corleonesi, casalesi e camorristi, per gestire tutti insieme anche il loro consenso sociale ed elettorale. A Fondi, Camorra e Cosa Nostra insieme sono finite più volte nel mirino della magistratura. Il clan degli Schiavone ha fatto sempre affari con i trapanesi guidati da Gaetano Riina, fratello di Totò. La ‘ndrangheta, poi, a Fondi la fa da padrona da anni. I fratelli Venanzio e Carmelo Tripodo, figli del boss reggino don Mico, sono un’istituzione per i clan.