L’editto di Santoro: dopo Grillo tocca a Travaglio

di Marco Castoro

Si dice da anni che la fortuna di Michele Santoro sia legata a doppio filo con Silvio Berlusconi. Essere il paladino dell’anti Berlusconismo gli ha giovato non poco in popolarità. A cominciare dall’editto bulgaro e per finire con quella puntata record del 10 gennaio 2013, quando Servizio pubblico fu visto da una media di 8.670.320 telespettatori, pari a uno share del 33,59%. Ora però i tempi cambiano. Il Berlusconismo è al crepuscolo e Santoro ha un nuovo irriducibile nemico: Beppe Grillo. Pur di annientarlo sarebbe pronto anche a sacrificare l’amicizia e la collaborazione con Marco Travaglio. Il teletribuno per eccellenza non perde occasione per “mandarle a dire”al comico genovese. Il tono non è minaccioso ma chiaro ed eloquente. Da avvertimento, per intenderci. Gli insulti piovuti addosso a Vauro l’hanno scosso.

Il guanto di sfida a Grillo
L’anchorman di Servizio pubblico punge così il leader dei Cinquestelle: «Grillo dovrebbe fare mea culpa: prima diceva che la tv era morta e ora addirittura tratta con Vespa per andare a Porta a Porta. Contro Vauro ci sono stati toni inaccettabili  fino alle minacce innescate da una forza politica che avrebbe invece il dovere di dissociarsi». Dalle critiche all’avvertimento: «Credo che di fronte a questo attacco sia un’operazione di legittima difesa battersi per la libertà di stampa. Dopo le elezioni europee potrei andarci anch’io nelle piazze: «O Grillo impara a rispettare noi, o lo ripagheremo con la stessa moneta, ma non con la stessa tecnica». In pratica il comizio del giorno dopo potrebbe diventare il nuovo hobby di Santoro.

La collaborazione con Travaglio
Il duello con Grillo carica a pallettoni il teletribuno. Al punto da mettere perfino in discussione l’amicizia e la collaborazione con Marco Travaglio, il quale è colpevole – secondo Santoro – di non essere chiaro ed esplicito nel prendere le distanze da alcune affermazioni del comico genovese. «Sul problema Grillo io e Travaglio dovremmo riflettere. Diventa necessario un confronto a luci spente, dopo le elezioni. La trasmissione deve avere una linea chiara. Mi auguro che non si arrivi a una separazione».

Talk tra presente e futuro
Il 2014 di Santoro non è stato un anno di grazia come il precedente. Gli ascolti sono calati e Servizio pubblico non è più in doppia cifra di share. Nel 2013 nella serata del giovedì solo Raiuno ha fatto meglio di La7e il programma di Santoro ha registrato una media del 13,3% con 3.251.793 telespettatori. Nel 2014 invece la flessione è stata netta. Terzo posto dopo Raiuno e Canale 5, media share 9,3% e un milione e 100 mila spettatori in meno. Un calo di ascolti del 32%. In questo quadro non proprio esaltante Santoro ha deciso di affidarsi ai giovani per l’ultimo mese della stagione prima della ripresa autunnale. Servizio pubblico diventa Announo e in conduzione ci va Giulia Innocenti. A Santoro e Vauro il compito di fare i vecchi commentatori sulla torretta, in stile Muppets Show per intenderci. Da giovedì si parte con i giovani e i loro problemi al centro della trasmissione e l’ospite a interagire (Matteo Renzi apre le danze). Anche Grillo e Berlusconi sono stati invitati. Chissà se accetteranno di confrontarsi con i giovani. «Di sicuro a Berlusconi non conviene venire a Servizio pubblico – sottolinea Santoro – Non è facile andare a misurarsi con la vecchia performance. Se l’Auditel non schizza rischia di fare un 10%, che significa meno 24 punti di share. Così tutti sono autorizzati a dire che lui in tv non funziona più. Purtroppo quella resta una giocata mediatica irripetibile. Più facile che vada da Giulia». Ma l’informazione in tv è in crisi. Santoro lo dice chiaramente. Calano gli ascolti dei talk e le vendite dei giornali. Sono pochissimi i politici che in tv sono in grado di fare la differenza. «Tra un anno e mezzo – prevede Santoro – la tv sarà irriconoscibile rispetto ad adesso. Per non morire dovrà cambiare completamente. Visto che quella attuale è rimasta bloccate per anni per colpa del quadro politico». Bisogna tornare allo spirito di Samarcanda, ma non con lo stesso linguaggio. Magari alla Rai, visto che il teletribuno non ha escluso la possibilità: «Che bello sarebbe fare un programma su Raidue»… I sogni aiutano a vivere. Non solo a Marzullo.