“L’emergenza parte da lontano. Il tetto al prezzo del gas? Impossibile”. Parla Armaroli (Cnr): “L’unica soluzione è risparmiare sui consumi”

“L’emergenza parte da lontano. Il tetto al prezzo del gas? Impossibile”. Parla Armaroli (Cnr): “L’unica soluzione è risparmiare sui consumi”

“L’emergenza parte da lontano. Il tetto al prezzo del gas? Impossibile”. Parla Armaroli (Cnr): “L’unica soluzione è risparmiare sui consumi”

“Stiamo vivendo una situazione d’emergenza, è fuor di dubbio: mai nella storia il prezzo del gas è stato così alto. Le soluzioni che vengono proposte, però, a volte sono ridicole. Vengono dette bugie clamorose quando la realtà dei fatti è davvero drammatica”. Che Nicola Armaroli sia uno dei massimi esperti in fatto di energia e cambiamenti climatici, lo dice il suo curriculum: tra le altre cose dirigente di ricerca del Cnr, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze e direttore della rivista scientifica Sapere. Ma, soprattutto, Armaroli è abituato a dire chiaramente come stanno le cose. “Io avevo lanciato il problema di un’eccessiva dipendenza dai combustibili fossili dell’Italia già 20 anni fa e allora venivo deriso, qualcuno non mi credeva. I fatti hanno dato ragione a me, ma ovviamente non ne sono contento. E sentire oggi politici che dicono stupidaggini parlando di nucleare pulito o di rigassificazione, mi fa salire una rabbia che lei non immagina. Si parla per dar fiato alla bocca senza avere la minima conoscenza dell’argomento”.

Resta il fatto che la situazione è profondamente critica. Come siamo arrivati a questo punto?
A causa della guerra, ma non solo. Mi spiego meglio: già prima del conflitto i prezzi del gas e del petrolio erano saliti a dismisura e questo quasi esclusivamente per pesanti manovre speculative. Poi la guerra ha complicato tutto considerando che nel conflitto è entrato il maggior esportatore di gas al mondo. E con la chiusura dei rubinetti in risposta alle sanzioni dell’Occidente, ecco che il sistema è impazzito, anche a causa di nuove speculazioni che intanto ci sono state.

Qual è la situazione oggi?
Siamo in una spirale globale difficilmente controllabile. La situazione è fuori controllo e, per quanto sia difficile accettarlo, l’unico modo per uscirne è venire a patti con l’orso, dunque con la Russia. Bisogna essere chiari su un punto.

Quale?
La Russia è il più grande esportatore di gas, il secondo di petrolio e il terzo di carbone. E noi Europa siamo un continente ancora troppo dipendente dai combustibili. Non abbiamo certamente noi il coltello dalla parte del manico.

Errori ne abbiamo commessi negli anni?
Le dico solo una cosa: prima dell’invasione della Crimea da parte della Russia, l’Italia importava gas russo per il 25% del nostro fabbisogno; oggi ne importiamo il 40%. Qualcosa è successo, evidentemente.
Oggi, però, si parla di tetto europeo al prezzo del gas. È una soluzione?
Guardi, è impossibile. Possiamo parlarne quanto vogliamo ma non si arriverà mai a tale soluzione. E questo perché i portafogli energetici dei vari Paesi sono differenti, e dunque c’è chi non è affatto interessato, in più c’è l’Olanda, sede del mercato europeo del gas come noto, che ovviamente non vuole minimamente interrompere questo commercio. E, si ricordi un’altra cosa.

Cosa?
Come le ho detto prima, in ogni caso non è l’Europa ad avere il coltello dalla parte del manico. Se l’Europa dovesse dire: “più di questo noi non paghiamo”, alla Russia semplicemente non interesserebbe.

E allora qual è la soluzione?
Risparmiare. Consumare meno energia significa averne di più. Le analisi dicono che ci sarà una riduzione dei consumi del 7%. Io credo che, a causa anche di una riduzione fisiologica dei consumi soprattutto per via delle bollette schizzate alle stelle, potremmo arrivare anche al 20%. Bisogna sperare – e questo è imprevedibile – in un inverno clemente e più mite del solito. Questo bisogna dire ai cittadini: la verità. Guardi che davvero andando di questo passo le famiglie non riusciranno più a pagare le bollette. E poi c’è tutto il tema della Pubblica amministrazione: riscaldare scuole, tribunali e così via sarà una mannaia clamorosa sui conti pubblici. Ecco perché le idee delle chiusure anticipate dei locali e della limitazione dell’illuminazione pubblica non sono peregrine.

C’è però chi dice che seguendo l’agenda Draghi c’è la soluzione al problema.
Guardi, la fermo subito facendo io una domanda a lei: lei ha capito cos’è quest’agenda Draghi? Tutti ne parlano, ma io sinceramente non ho capito cosa sia questa “agenda”. È un termine vuoto di contenuti.
In ogni caso per centrodestra e Terzo polo le soluzioni sono rigassificatore e nucleare pulito.
Ecco, in questo marasma di dichiarazioni sono state dette sciocchezze gigantesche. Iniziamo dal nucleare pulito: semplicemente non esiste. I politici non sanno davvero che dicono. Usano slogan elettorali ma che toccano la vita delle persone. Sono parole pericolose perché sono totalmente false. Sono bugie pericolose.

C’è però chi dice che col nucleare avremo bollette più basse.
Altra clamorosa baggianata. Non è vero. Innanzitutto perché comunque se dovessimo decidere di realizzare una centrale nucleare, ci vorranno quantomeno venti anni, e dunque arriveremo fuori tempo massimo. E poi comunque non è vero. Le faccio l’esempio della Francia che produce il 70% di energia del proprio fabbisogno dal nucleare. Ebbene, oggi la Francia è il Paese europeo col più alto aumento di bollette. Quindi una bugia colossale anche questa.

Capitolo rigassificatore.
Anche qui: l’idea potrebbe essere condivisibile, se non fosse che la realizzazione di un rigassificatore non si avrebbe nel giro di qualche mese, ma di qualche anno. E dunque sicuramente non sarebbe attivo per quest’inverno. In altre parole noi – e questo glielo posso garantire – non useremo un solo metro cubo in più prodotto in Italia nell’inverno 2022-2023.

Rimane l’estero: sono stati firmati, almeno così ci ha detto in vari annunci il ministro Di Maio, diversi protocolli per avere più gas.
L’unico concreto è quello con l’Algeria. Perché il problema, al di là dei protocolli, è chi può realmente liquefare il gas per trasportarlo e ad oggi tra i Paesi con cui abbiamo siglato accordi c’è solo l’Algeria. Che però non ci darà nulla per nulla, senza dimenticare che tanti altri Paesi stanno chiedendo la stessa cosa all’Algeria, quindi la fornitura sarà inevitabilmente limitata.

Resta la transizione energetica, dunque. Da dove partire?
È l’unica vera alternativa. Bisogna sbloccare la burocrazia, formare le persone con nuove competenze. E, cosa fondamentale, prevedere un piano straordinario per il solare termico: ma le pare normale che in un Paese scorticato dal sole ci si fa la doccia consumando metano?