L’Italia è degli inamovibili. Passano gli anni ma non i top manager mentre i giovani sono costretti a emigrare. Se un dirigente fallisce non solo non viene sostituito ma riceve pure il premio di produzione

di Andrea Koveos

Settore che vai, inamovibile che trovi. Non c’è comparto in Italia senza un dirigente immarcescibile che pur di non perdere la poltrona rinuncerebbe a qualsiasi cosa. In questa pagina la Notizia prosegue, dopo quella di ieri, con una seconda puntata dedicata a quegli uomini che da più anni ricoprono la stessa carica senza soluzione di continuità. Eppure l’esigenza di un maggior ricambio nelle classi dirigenti del Paese è sentita fortemente dai suoi abitanti. L’exploit del Movimento 5 stelle non è una caso, rappresenta la volontà di disincrostare un apparato vecchio senza alcun futuro all’orizzonte.  L’immobilità dei gruppi dirigenti inibisce l’innovazione a tutti i livelli e in tutti i settori siano essi pubblici che privati. Un freno non solo alla politica ma anche allo sviluppo imprenditoriale e sociale. Un uomo solo al comando e per di più ininterrottamente per decine e decini di anni è un ostacola alla crescita e ovviamente anche all’occupazione.  Gli inamovibili sono presenti nelle università, nella pubblica amministrazione, nel sistema bancario e finanziario, nella ricerca, nell’impresa, nel sindacato e nell’associazionismo. Sono, come dimostrato ampiamente in molti articoli del nostro giornale, quasi sempre gli stessi o al massimo cambiano o aggiungono qualche poltrona. C’è di più. Squadra che vince non si cambia, questione che può essere anche vero. Ma quando quella stessa squadra perde milioni di euro l’anno per una cattiva gestione o per scelte strategicamente errate, il manager responsabile del disastro dovrebbe essere immediatamente sostituito. In Italia, però, non succede nulla di tutto questo, anzi. Non solo il super dirigente viene confermato al suo posto ma oltretutto gli è riconosciuto un premio produzione, che ormai di fatto fa parte della retribuzione vera e propria non rappresentando più un incentivo a fare meglio. La politica non fa eccezione ma a differenza di altri settori cavalca di volta in volta il tema del ricambio generazionale a fini elettorali. E del resto non può essere altrimenti se chi esorta di dare più spazio ai giovani cavalca l’onda del potere nei secoli dei secoli. Senza fare nomi basta riportare una frase che dimostra ampiamente quanto la politica ancora una volta lasci senza parole. I giovani hanno sempre sentito parlare, da quando sono nati, di declino dell’Italia, come se fosse un destino inevitabile a cui sia impossibile sottrarsi; questo ventennio perduto, frutto di una classe politica sostanzialmente inamovibile ha scoraggiato tutto il Paese e, ciò che è più doloroso, ha scoraggiato chi, per età, dovrebbe essere colmo di entusiasmi e di sogni.

Nella ricerca: Gian Maria Fara
Nel 1982 Dino Zoff sollevò la coppa del Mondo. Nello stesso anno Gian Maria Fara fondò l’Ispes, diventandone il presidente. Da allora, ossia da 31 anni, è ancora seduto su quella poltrona. L’Istituto di statistiche politiche, economiche e sociali è un ente privato certamente e a conduzione familiare ma che lavora prevalentemente su commesse da parte di enti pubblici.

Il banchiere: Giovanni Bazoli
È il grande dominus di Intesa Sanpaolo fin dai tempi della nascita, nel 1982, del Nuovo Banco Ambrosiano, dopo il dissesto finanziario legato alla presidenza di Roberto Calvi. Per evidenti ragioni anagrafiche, quello partito ad aprile potrebbe essere l’ultimo mandato per il presidente bresciano. Intanto però Bazoli e ancora in sella e insieme con il presidente di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, starebbe pensando di concedere il foglio di via a Enrico Cucchiani top manager di Intesa. Una vera e propria lotta di potere e, ancora una volta, di poltrone.

Al ministero: Carlo Flamment
Da 13 anni è il padrone indiscusso del Formez. Si tratta del centro nazionale per la formazione e l’ammodernamento della pubblica amministrazione. A guidarla ininterrottamente dal 2000 è Carlo Flamment, manager di stato che ha attraversato tutte le stagioni politiche degli ultimi decenni, sempre confermato alla guida del Formez dai governi di centrodestra e centrosinistra. 

In fondazione: Dino De Poli
A Treviso lo conoscono tutti. Impossibile non sapere chi è Dino De Poli, avvocato, una fede Dc che ha resistito a quasi tutte le intemperie politiche. Nella città veneta è da sempre il padre padrone della Cassamarca, ovvero la Cassa di risparmio della Marca Trevigiana, oggi confluita nel gruppo Unicredit. Ebbene, De Poli è diventato presidente della Cassa nel lontano 1987. 

Il consumatore: Rosario Trefiletti
Rosario Trefiletti è il vulcanico presidente di Federconsumatori dal 2002. La televisione ha contribuito a farne un personaggio per le sue indubbie qualità di comunicatore mai demagogo o populista. Eppure che Trefiletti sia palesemente di parte, lo si deduce anche dalla lunga carriera nella Cgil, come responsabile quadri e poi segretario generale dei postelegrafonici.