Manager statali coperti d’oro. Ecco il Paese della cuccagna. Alla faccia dei tagli e del tetto sugli stipendi, lo Stato continua a foraggiare certi dirigenti

di Andrea Koveos

Perché i manager pubblici continuano a guadagnare cifre astronomiche nonostante quasi ogni anno venga posto un tetto agli stipendi? Potrebbe sembrare uno dei tanti misteri italiani, invece la risposta è semplice: perché non c’è la volontà politica di azzerare i privilegi. Non serve a nulla porre dei limiti alle retribuzioni se si allarga la fascia dei dirigenti esclusi dai tagli. Altrimenti non si spiega come mai  Massimo Sarmi, Amministratore Delegato e direttore generale di Poste Italiane abbia percepito nel 2012 oltre due milioni di euro (per la precisione 2.201.820), quando il limite è 300 mila.

Per non parlare del presidente di Poste, Giovanni Ialongo, che si porta a casa 903.611 mila euro per una carica, onorifica, senza che nessuno abbia mai visto un suo curriculum. Alla faccia della trasparenza e del suo passato da sindacalista Cisl che dovrebbe permettergli attenzione verso quei dipendenti che, purtroppo, nella sua azienda continuano a lavorare in condizioni difficili. Scorrendo il documento che certifica i “compensi erogati nel 2012 ai massimi dirigenti delle società controllate dal ministero dell’economia e delle finanze” lo stupore e la rabbia aumentano proporzionalmente agli zeri. Il governo tecnico del professor Mario Monti e la sua Spending review sembra non aver intaccato il portafogli di questi paperoni.

L’elenco dei superfortunati è lungo. Domenico Arcuri, ad di Invitalia nel 2012, secondo il Mef, ha percepito 800 mila euro. L’amministratore unico di Anas Pietro Ciucci si accontenta di 750 mila euro. La Cassa Depositi e prestiti non fa eccezione. Giovanni Gorno Tempini, amministratore delegato dal 2010, è uno dei più pagati a livello nazionale con uno stipendio di oltre un milione di euro. Stessa pacchia anche al Coni, il Amministratore delegato Raffaele Pagnozzi, di euro, ha guadagnato 336 mila euro. Capitolo a parte meriterebbe la Rai, ma anche qui non mancano le esagerazioni.  Non esiste società partecipata, dunque, senza un vertice adeguatamente ricompensato, con soldi pubblici ovviamente.  Mauro Moretti, Amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, segna 873 mila euro. Lamberto Cardia, il presidente, 300mila euro. Super compensi che però non rappresentano il record assoluto. Lassù in cima sul gradino più alto, dove osano solo i grandi imprenditori o i calciatori, ci sono le società controllate dal Ministero del Tesoro. Paolo Scaroni ad di Eni nel 2012 ha raggiunto quota sei milioni e mezzo di euro; Fulvio Conti nello stesso anno ha sfiorato i 4 milioni.