Stangata tedesca su Renzi: flessibilità? Nein

di Ugo Bertone per la Stampa

«Più flessibilità? Io non ne ho mai sentito parlare in Europa dal premier italiano o da nessun  altro…». La prima doccia fredda per Matteo Renzi, è arrivata già di prima mattina con la lettura dell’intervista di un vecchio falco della politica europea, il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, al Financial Times. E, tanto per non lasciar spazio ad equivoci, il responsabile della politica fiscale di Berlino aggiunge: «Come dico sempre, non dobbiamo parlare di modifiche delle regole attuali. Quel che dobbiamo fare sta scritto nelle regole così come sono: anzi dobbiamo rafforzarle». Insomma, alla vigilia del discorso di Strasburgo del premier italiano,Schaeuble fa sapere che Berlino non intende fare sconti al campione della generazione Erasmus.

Il messaggio in sé non sorprende. Non è certo una novità che Schaeuble, al pari del presidente della Bundesbank Jens Weidmann, non ha alcuna intenzione di far sconti. Purtroppo, però, Renzi si prepara all’impatto con lo squadrone dei falchi in condizioni di grande debolezza. Edi scarsa trasparenza, a giudicare dai numeri che emergono impietosi.

) La congiuntura italiana, lungi dal migliorare, peggiora. Ieri si è avuta conferma che il Belpaese è sempre più vicino alla deflazione. I prezzi, infatti, sono saliti a giugno solo dello 0,3%, del tutto insensibiliall’effettodegli80euro in busta paga, che evidentemente non sono finiti in consumi.

Intanto non passa giorno che qualcuno riveda al ribasso le stime sulla crescita. Il governo insiste a giudicare buona la previsione di un incremento dello 0,8% su cui ha calcolato le proprie entrate. Ma, informa l’Istat, nel secondo trimestre il pil italiano potrebbe restare in terreno negativo come è già successo a fine marzo.

L’istituto, infatti, fissa nella forchetta tra -0,1%/+0,3% la crescita a fine giugno. Non solo. Le cose andranno nello stesso modo anche nella seconda parte dell’anno per cui si profila una crescita «debolmente positiva » per l’intero 2014, grazie soprattutto all’effetto delle decisioni di Mario Draghi.

2) Al lordo dell’inflazione, la crescita sarà ampiamente inferiore agli interessi pagati per il debito pubblico, pur scesi ai minimi di sempre del 2,8%. Nonostante l’avanzo primario, frutto del salasso fiscale, il rapporto debito/pil è destinato a peggiorare. Anche perché non passa giorno senza che emerga una nuova falla.

Ieri è stata la volta del «buco» per la cassa in deroga (un miliardo) denunciato dal ministro Giuliano Poletti. Stavolta, assicura la collega di governo Federica Guidi, i soldi si troveranno.Ma a denunciare la gravità della situazione ci pensa il sottosegretario Enrico Morando: «Il governo Letta ha fissato un obiettivo molto ambizioso di revisione della spesa, 17 miliardi per l’anno prossimo. Inoltre dobbiamo quantificare il maggior gettito permanente da lotta all’evasione». Tradotto, le uscite crescono, mentre le previsioni sulle entrate, al solito, si rivelano troppo rosee.

3) A completare il quadro contribuisce il capitolo privatizzazioni. L’esordio di Fincantieri, da stamane in Borsa, è stato un flop con una raccolta dimezzata rispetto alle previsioni. E le prospettive per le altre società non promettono niente di buono: Po-ste Italiane segna il passo (con la manifesta opposizione ad un’operazione in tempi brevi del neo ad Francesco Caio),altre offerte per ora non se ne vedono. Salvo la vendita di pacchetti di Enel, Eni o altre quotate. Basteranno ad evitare una manovra? Morando, che è uomo prudente, risponde: «Vorrei superare la vecchia logica delle manovre». Pierpaolo Baretta, altro sottosegretario, la esclude, rinviando però la risposta alla prossima legge di stabilità che verrà vagliata dalla nuova Commissione Ue. La speranza, insomma, è che i nuovi esaminatori saranno più clementi…

4) Insomma, Renzi può tentare di far la voce grossa ma ha le spalle deboli. Salvo miracoli contabili l’Italia si troverà presto a fare i conti con una situazione di nuovo in emergenza, frutto della consueta tattica: più spese, più asse, meno crescita, da cui nuovo deficit e altre tasse. Per spezzare il circolo vizioso ci vorrebbe un gesto di coraggio: una legge di Stabilità anticipata a luglio, con l’elenco delle riforme di cui si parla da anni andando a snidare le decine di miliardi di sprechi nell’area pubblica.Ma anche una strategia efficace per far dimagrire sul serio lo Stato padrone, senza sperare che la Germania si intenerisca. Non è facile, per carità. Ma se non ci pensa la generazione Erasmus…