La promessa fatta a Donald Trump viene confermata da Giorgia Meloni anche in Italia, davanti all’Aula del Senato: l’Italia raggiungerà “finalmente” il 2% del Pil in spese militari quest’anno. Perché, afferma la presidente del Consiglio durante il premier time, “c’è un governo che sa che mantenere gli impegni presi è fondamentale per farsi rispettare”. Anche se questo vuol dire finanziare il riarmo invece che la sanità o il welfare.
Per Meloni, sia l’Italia che l’Europa devono “rafforzare le proprie capacità difensive per rispondere alle responsabilità cui sono chiamate anche in ambito Nato, la libertà ha un prezzo”. Un discorso che la presidente del Consiglio spiega di fare da “patriota: se fai pagare a un altro la tua sicurezza, non sarai tu a decidere del tuo destino”. Sul tema dei fondi per la Difesa, comunque, Meloni ha assicurato che non intende “usare i fondi di coesione” per finanziare il riarmo.
Il premier time di Meloni al Senato, da Gaza al Pnrr
La presidente del Consiglio parla anche di Medio Oriente, spiegando che l’Italia appoggia “il lavoro che i Paesi arabi stanno portando avanti”, considerando tali Stati come “la chiave di volta nella soluzione del conflitto”. Nessun riferimento, invece, al piano di Netanyahu e all’idea della conquista di Gaza, su cui Meloni non si esprime neanche stavolta. Sul conflitto in Ucraina, Meloni esprime l’auspicio “che la Russia voglia dimostrare concretamente la volontà di costruire la pace, perché l’Ucraina l’ha già fatto”.
Confermando l’impegno del governo e della maggioranza sul premierato, Meloni ha spiegato di essere “favorevole all’introduzione delle preferenze nella legge elettorale”. E anche su questo tema, in particolare sul referendum, si è consumato lo scontro in Aula tra Meloni e Matteo Renzi, con la presidente del Consiglio che ha risposto al leader di Italia Viva: “Mi ha chiesto le dimissioni in caso di bocciatura del referendum. Lo farei anche volentieri, ma non farei mai niente che abbia già fatto lei”.
Sul fronte del Pnrr, Meloni apre all’ipotesi di discutere anche di Transizione 5.0, valutando anche la possibilità di “ridisegnarne l’impiego” proprio in funzione dei fondi europei. Infine, un’apertura nei confronti del Pd sull’ipotesi del disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica: una “materia europea” su cui Meloni propone una battaglia unitaria.