Meno tasse

di Gaetano Pedullà

Il motivo per cui Renzi ha accettato di guidare il governo camminando sui carboni ardenti, rinunciando cioè a passare dalle urne e accontentandosi della stessa maggioranza striminzita che non aveva sorretto Enrico Letta, resta un mistero. Ieri però il premier ha dimostrato di voler fare qualcosa di buono e per la prima volta dopo tanti (troppi) anni ha invertito la rotta del Titanic Italia. Il documento di programmazione economico e finanziaria è solo una cornice, ma dentro si vede già un quadro convincente. Si tagliano le tasse a milioni di lavoratori dipendenti, mettendo soldi veri in busta paga. Ottanta euro al mese non sono un patrimonio, ma le ultime manovre questi soldi ce li hanno sempre e solo tolti dalle tasche. Si mette a dieta la Pubblica amministrazione, i manager strapagati e per tagliare l’Irpef si tassano per un miliardo persino le banche. Se non lo avessimo sentito con le nostre orecchie ancora adesso avremmo dubbi a crederci. Non fatichiamo a credere, invece, che già da oggi si alzerà un muro di sbarramento per riscrivere il provvedimento in Parlamento. L’associazione degli istituti di credito non ha perso tempo, e già ieri sera annunciava battaglia contro l’aumento della tassazione sulle somme frutto della rivalutazione delle quote di Bankitalia. È pensabile che le altre lobby facciano di meno? Resta incerta poi l’entità delle coperture derivanti dai tagli alla spesa pubblica. Miracolosamente il gettito della spending review è lievitato ancora, e qualche dubbio – vedrete – verrà tirato fuori presto da quei simpatici tifosi dell’Italia che stanno alla Commissione europea.